“I migranti africani presenti in Israele saranno reinsediati in Paesi occidentali come Italia, Canada e Germania“. Una dichiarazione a sorpresa e poi l’immediato retromarcia: è stato un pomeriggio ad alta tensione quello del premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Da un lato l’accordo raggiunto con l’Onu per annullare il controverso piano di espulsioni citato da Netanyahu, dall’altro la smentita della Farnesina: “Non c’è alcun accordo con l’Italia” e la retromarcia dello stesso premier israeliano “L’Italia era solo un esempio”.
Il ministero degli Esteri ha sottolineato l’estraneità del nostro Paese “nell’ambito del patto bilaterale tra Israele e l’Unhcr per la ricollocazione, in cinque anni, dei migranti che lo Stato Ebraico si è impegnato a non respingere”. L’accordo israeliano con l’Onu consente la partenza di almeno 16.250 africani verso l’Occidente.
“Solamente previo accordo con il governo italiano potrebbero arrivare in Italia alcuni rifugiati provenienti da Israele solo a titolo di ricongiungimento familiare con parenti che già vivono qui, si tratta in sostanza di pochissimi e specifici casi“, ha aggiunto Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per i rifugiati nei Paesi del Sud Europa.
Il 3 gennaio Netanyahu aveva annunciato un programma di rimpatrio di 38mila migranti entrati illegalmente in Israele, principalmente eritrei e sudanesi che avrebbero dovuto lasciare il Paese e, in caso di rifiuto, avrebbero rischiato il carcere. Dal 4 febbraio le autorità avevano cominciato a notificare ai profughi il provvedimento.