Emergono nuovi e preoccupanti dettagli sui piani della cellula terroristica legata ad Anis Amri smantellata ieri nel Lazio. Secondo “la Repubblica”, il tunisino autore della strage al mercatino di Natale di Berlino e ucciso a Sesto San Giovanni (Milano) nel 2016, progettava un attentato alla stazione Laurentina della metro di Roma.
L’organizzazione della rete di Amri
La rete di tunisini, operativi principalmente in provincia di Latina, era composta da un primo livello di estremisti e un secondo di procacciatori di documenti falsi. Nel primo livello c’era Mounir Khazri, un 37enne tunisino radicalizzato tra i contatti di Amri: “Si è reso protagonista di condotte di incitamento all’azione violenta con finalità terroristiche ai danni di cittadini italiani”.
Khazri è in contatto diretto con Abdel Salem Napulsi, il palestinese arrestato. “Non ti devi fidare di loro perché sono infedeli, gente che non conosce Dio, gente senza parole di valore”, dice Napulsi al telefono. Quando Mounir sottolinea che “i cani ti scanno ascoltando”, l’interlocutore risponde “infedeli… bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro. Bisogna tagliargli testa e genitali”.
Religione, soldi e affari
Akram Baazaoui, tunisino, è invece un “vero e proprio punto di riferimento per i tunisini che emigrano in occidente”. Baazaoui tiene i contatti con il nord Africa “per la predisposizione degli sbarchi” e con i referenti nei paesi europei per la destinazione finale dei connazionali.