Quando l’Irlanda ha votato per la prima volta sull’aborto, nel 1983, non c’erano dubbi su chi spingesse per metterlo al bando in costituzione. La Pro Life Amendment Campaign dell’epoca, che persuase il 67% dei votanti a approvare l’ottavo emendamento alla costituzione irlandese, era una coalizione di organizzazioni cattoliche appoggiate dal Papa e dai suoi vescovi. Alle sue marce e manifestazioni c’erano molti rosari e croci.
Adesso, 35 anni dopo, mentre l’Irlanda si prepara a votare, a maggio o a giugno, su una proposta abolizione di quest’emendamento, il cattolicesimo è quasi scomparso dalla scena. Anche se l’affiliazione religiosa di molti attivisti anti-aborto è conosciuta, i gruppi pro-life contemporanei come Iona Institute e The Pro Life Campaign si presentano come multi confessionali o non-confessionali. Hanno buone ragioni per farlo.
Dal 1983 una lunga serie di scandali ha mandato in pezzi l’autorità morale della chiesa cattolica irlandese. Ci sono stati l’abuso sessuale di bambini da parte di preti, il confinamento di donne emarginate nei conventi e le adozioni forzate di bambini nati da ragazze madri. Dal 1983 ad oggi, i cattolici conservatori si sono peraltro opposti senza successo alla legalizzazione in Irlanda della contraccezione, del divorzio ,e del matrimonio omosessuale.
Per dare l’idea dei cambiamenti sociali che hanno attraversato il paese, basti ricordare che l’attuale premier irlandese è omosessuale e di origini indiane. Secondo il giornalista Patsy Mcgarry, che si occupa di religione sul prestigioso quotidiano Irish Times, la locale gerarchia cattolica e molti fedeli laici sono alacremente impegnati nella nuova campagna anti-abortista, ma stanno deliberatamente annacquando il lato religioso, perché sanno che per vincere il referendum dovranno anche convincere molti giovani irlandesi, che non sono più fedeli ai tradizionali valori cattolici.
Gli anti-abortisti sono perfettamente consapevoli anche del fatto che viviamo in un’era digitale e dunque hanno assunto come consulenti politici alcune società che si sono in passato occupate della Brexit e della campagna elettorale di Donald Trump; si tratta di Kanto Systems, Cambridge Analytica e u Campaign. Anche i pro-abortisti irlandesi della Abortion Rights Campaign non sono stati a guardare: hanno coinvolto nella loro campagna una potente Ong internazionale come Amnesty International e hanno ricevuto consistenti fondi dalla Open Society Foundation del miliardario liberal americano George Soros.
Anche in Vaticano stanno probabilmente osservando attentamente la battaglia sull’aborto che sta facendo discutere così tanto la società irlandese. Papa Francesco, malgrado le accuse di eresia da parte di alcuni cattolici conservatori soprattutto statunitensi, rimane uno strenuo oppositore dell’aborto e visiterà l’Irlanda fra qualche mese per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, un’iniziativa cattolica che si terrà a Dublino.