Nessuna possibilità di ricandidarsi alle prossime elezioni in Brasile per Luis Inacio Lula da Silva. L’ex presidente brasiliano è stato condannato in primo grado a 12 anni e un mese di carcere per i reati di corruzione passiva e riciclaggio. Sentenza emanata dal Tribunale Regionale Federale di Porto Alegre che conferma la decisione presa precedentemente dalla Corte d’Appello.
La sentenza emanata dal Tribunale Regionale Federale non potrà diventare esecutiva finché il Tribunale Supremo Federale non si esprimerà sulla richiesta di habeas corpus presentata dai legali di Lula. Fino a quel momento l’ex presidente non verrà arrestato. L’alta corte si riunirà il prossimo 4 aprile per prendere una decisione definitiva a tal proposito.
“Non ci aspettavamo niente di buono da quel tribunale”, ha commentato la presidente del Partito dei Lavoratori (Pt) di Lula, Gleisi Hoffman, sottolineando che l’ex capo di stato intende comunque andare avanti con la sua “carovana della libertà“, facendo campagna per la sua candidatura alle presidenziali di ottobre.
Il 24 gennaio scorso, il Tribunale Regionale Federale (Ttf) aveva confermato in seconda istanza la sentenza emessa in primo grado dal giudice Sergio Moro, il magistrato che si occupa delle inchieste anticorruzione in Brasile. Condanna che era passata dai 9 ai 12 anni di carcere. Aggravio della pena confermato con una decisione unanime dai tre magistrati di Porto Alegre.
Tuttavia il Stf ha deciso di accettare giovedì scorso la presentazione di una richiesta di habeas corpus avanzata dagli avvocati di Lula, fissando per il prossimo 4 aprile l’udienza in cui dovrà esprimersi sul contenuto della richiesta. Nel frattempo, l’alta corte ha emesso una cautelare che blocca il possibile arresto dell’ex presidente finché non sarà presa una decisione sulla sua richiesta di habeas corpus.
Oggetto dell’inchiesta è la la proprietà di un attico di 216 metri quadri a Guaruja, una delle migliori località balneari sul litorale paulista. L’immobile, secondo l’accusa, è stato donato dal magnate delle costruzioni Oas all’ex presidente in cambio di importanti favori con la compagnia petrolifera statale Petrobras.
Lula è stato incastrato con la confessione dell’ex presidente della Oas, Leo Pirenheiro, raccolta in carcere in cambio di un sensibile sconto di pena dal giudice Sergio Moro, titolare dell’inchiesta ‘Lava Jato’ (‘Mani Pulite’ brasiliana). Ha dato il via agli arresti di importanti politici, manager e faccendieri.