Il web è senza dubbio la fonte di informazioni più utilizzata dagli utenti, anche nel caso delle vaccinazioni obbligatorie. Quadro confermato dalla ricerca “I vaccini per l’infanzia sul web” condotta dall’Health Web Observatory, con il contributo di Sanofi Pasteur, e presentata oggi a Roma. Stando ai dati emersi dalla ricerca, sono oltre 39mila le menzioni alle vaccinazioni in soli tre mesi, per una media 556 al giorno, quasi il doppio della media giornaliera relativa ad altre malattie. In altre parole, è emerso che il 60% delle menzioni si concentra sui social network, soprattutto Twitter e Facebook.
Tre mesi dopo l’entrata in vigore del Decreto sull’Obbligo vaccinale si è scatenato un dibattito sul web. Il 44% di bambini in età da vaccino ammette di aver cercato informazioni al momento della decisione. Quali conseguenze? È proprio questo l’interrogativo che si sono posti i ricercatori dell’Health Web Observatory.
Dal 1 agosto al 10 ottobre 2017, corrispondente al periodo in cui i genitori raccoglievano le informazioni relative all’obbligo vaccinale, sono state rilevate 39.500 menzioni in soli tre mesi. “Sono dati che ci confermano che i social media sono importanti per influenzare l’opinione pubblica e per questo abbiamo fatto una legge che protegge soprattutto i bambini”, afferma Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. “Siamo contenti di come è andata la legge che ha dimostrato di funzionare bene soprattutto nella fascia d’età della scuola dell’obbligo”, ha concluso Ricciardi.
Appare centrale il ruolo dei social media: infatti si concentrano il 60% delle menzioni, distribuite soprattutto su Twitter (31%) e Facebook (20%), a fronte del 40% relativo ai siti web. In quest’ultimo caso spicca una netta prevalenza dei siti di informazione di tipo generalista (85% delle menzioni), mentre ad altre fonti come i siti istituzionali sono riconducibili solo il 5% delle menzioni.
“Il volume delle ricerche effettuate in rete ed il numero dei post sul tema analizzati nel periodo di osservazione – dichiara Ketty Vaccaro, Presidente dell’Health Web Observatory – conferma il ruolo crescente di internet come canale di informazione sulla vaccinazione per l’infanzia”. “Tuttavia, nonostante ricerche e menzioni prendano spunto soprattutto dall’attualità, il riferimento a fonti informative (siti di giornali, istituzionali o scientifici) non è prevalente, anzi è il ruolo dei social a risultare preponderante (23.416 menzioni, pari al 60% del totale)”, ha spiegato Ketty Vaccaro.
I protagonisti delle navigazioni sono soprattutto i genitori: il 30% ha un’età compresa tra i 45 e i 54 anni e il 23% tra i 35 i 44 anni. I soggetti più attivi risultano essere cittadini comuni a cui fanno capo il 37% dei post generati, movimento no vax (31%) e stampa generalista (25%). Considerando il target del pubblico totale raggiunto, è la stampa generalista, che occupa la terza posizione per percentuale di post generati, ad avere un ruolo più rilevante.
Scandagliando le diverse Regioni italiane, si registra un certo calo della ricerca del termine ‘vaccino’. È il Friuli Venezia Giulia la regione che su Google vanta il maggior numero di ricerche, seguita da Valle D’Aosta, Marche, Lazio e Veneto. La maggiore frequenza riscontrata al Nord può ricondursi anche alla posizione assunta dal Veneto, l’unica regione ad aver presentato ricorso contro il decreto sui vaccini. L’analisi dell’opinione è prevalentemente negativa (44% del totale delle menzioni) a fronte di un 40% neutrale e un 16% positivo.
È importante tuttavia sottolineare che le menzioni più popolari nei due canali social più rilevanti – oltre 3milioni e 300mila utenti su Twitter e oltre 1 milione e 100mila su Facebook – risultano positive. “Uno dei picchi delle menzioni positive – dichiara Vaccaro – c’è stato a settembre quando è uscita la circolare del Ministero della Salute che prevedeva l’autocertificazione o la semplice prenotazione del vaccino per poter far accedere a scuola i propri figli”.
Per far emergere promuovere una corretta informazione, è stato lanciato il contest #PerchéSì per le campagne di eccellenza realizzate dagli operatori di sanità pubblica. Al progetto vincitore, valutato da una giuria composta dai rappresentanti del Calendario per la Vita ed esperti di comunicazione, verrà offerto un master intensivo in comunicazione vaccinale in una struttura italiana di eccellenza.
Al contest si affianca il primo hackathon dedicato alla comunicazione vaccinale in Italia. Al team vincitore sarà offerto un viaggio-studio all’Institute of Interaction Design di Copenaghen. Informazioni e iscrizioni ancora aperte fino al 30 aprile sul sito www.laboratorioperchesi.it.