A Roma è finita la caccia al sospetto terrorista tunisino. Atef Mathlouthi, 41 anni, non si è mosso dalla caffetteria in cui lavora a Tunisi. Questo è quanto esprimono con indignazione i congiunti dell’uomo accusato di essere un terrorista. Dopo una lettera anonima, era scattato l’allarme nella capitale. Atef è già stato arrestato più volte a Palermo per spaccio di droga, l’accusa potrebbe essere un dispetto.
Stop alla caccia al sospetto terrorista tunisino a Roma
In Italia Atef Mathlouthi non è più ricercato dalla polizia e i carabinieri della capitale. L’uomo era stato indicato come presunto jihadista in una lettera anonima recapitata all’ambasciata italiana a Tunisi e, a partire da Roma, in tutta Italia era scattato l’allarme con disposizione di “intervenire, rispettando scrupolosamente le procedure operative”. Pericolo scampato per il tunisino ma i congiunti sono profondamente indignati.
A confermare la presenza di Mathlouthi a casa sua, a Tunisi, i numerosi post di amici e parenti su Facebook. Atef non è un terrorista, è rimasto a lavorare in una caffetteria come consueto e la polizia, che lo aveva portato al comando, lo ha subito rilasciato. A conferma di questa tesi tante foto del tunisino con la moglie e i figli nella sua città.
Uno dei fratelli di Atef si spinge oltre e da Palermo, secondo quanto riporta il Corriere, dice “È una brava persona, lo conoscono tutti. Grazie a Dio, ora sta a casa a bere e mangiare alla faccia di chi gli vuole male”. Il tunisino, però, è stato più volte arrestato a Palermo per spaccio di droga. Sembra, infatti, che la comunicazione nella lettera anonima possa essere una vendetta o un dispetto proprio dagli ambienti dello spaccio di droga.