Fuori controllo dal 2016, ora la stazione spaziale cinese Tiangong-1 sta facendo il suo ingresso nell’atmosfera e potrebbe colpire l’Italia nei giorni di Pasqua. Questa è l’allerta lanciata dalla Protezione civile attraverso una circolare a Regioni e ministeri.
Nel documento si legge che il rientro della Tiangong 1 (“Palazzo Celeste”) “potrebbe interessare il territorio nazionale”, e l’eventuale caduta di frammenti avverrebbe nei giorni di Pasqua, “tra il 28 marzo e il 4 aprile” riguardando “le Regioni a Sud dell’Emilia-Romagna“. La finestra temporale e le traiettorie di impatto al suolo, però, “potranno essere definite con maggiore precisione nelle 36 ore precedenti il rientro” dall’Agenzia spaziale italiana, che monitorerà le fasi di caduta del modulo cinese.
Al momento si stima che “gli eventuali frammenti della Tiangong 1 che resisteranno all’attrito con l’atmosfera cadranno nella zona all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine”: un’area vastissima, costituita in gran parte da oceani e deserti, ma “il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia”. In Italia “la parte interessata è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’Emilia Romagna e va verso il sud”. L’Italia è monitorata monitoraggio dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), il cui compito è tenere sotto controllo “attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale di Matera”.
Pertanto la Protezione civile consiglia di adottare alcune precauzioni: nelle zone a rischio stare in casa sarà più sicuro, ma bisognerà tenersi lontani dalle finestre, e i piani bassi delle abitazioni dovrebbero essere preferiti. Per quanto riguarda eventuali frammenti di grandi dimensioni, “potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti”.
12 metri di lunghezza e 8,5 tonnellate di peso, Tiangong 1 era stato posizionato in orbita bassa a 372 km di apogeo ottenuta grazie a due manovre di correzione orbitale. A marzo del 2016 l’Agenzia spaziale cinese aveva perso i dati di telemetria, ammettendo che un rientro controllato nelle acque dell’Oceano Pacifico sarebbe stato impossibile.
Rispetto alla sua quota iniziale di 360 chilometri, la stazione spaziale cinese si era abbassata a 250 chilometri il primo marzo scorso e negli ultimi 23 giorni è scesa di altri 30 chilometri, fino agli attuali 220. “Soltanto tre giorni prima si potrà stabilire il giorno dell’impatto nell’atmosfera”, ha detto Ettore Perozzi dell’Asi. “Sono moltissime le incertezze da considerare – ha aggiunto – perché queste dipendono non soltanto dall’assetto, ma dalle condizioni dell’atmosfera”.