Momenti di poco velata ironia ai David di Donatello. Paola Cortellesi, vincitrice del premio per Nessuno mi può giudicare nel 2011, ha recitato un monologo sulla violenza contro le donne. L’attrice ha fatto notare come molte parole della lingua italiana, se usate al femminile, assumano un significato ammiccante e dispregiativo. Molti termini, che usati al maschile non hanno connotazione negativa, traslati finiscono per far riferimento impietosamente alla prostituzione.
“Un cortigiano: un uomo che vive a corte; Una cortigiana: una mignotta. Un massaggiatore: un kinesiterapista; Una massaggiatrice: una mignotta. Un uomo di strada: un uomo del popolo; Una donna di strada: una mignotta. Un uomo disponibile: un uomo gentile e premuroso; Una donna disponibile: una mignotta. Un professionista: un uomo molto pratico del suo mestiere; Una professionista: una mignotta. Un gatto morto: deceduto; una gatta morta, una mignotta”, elenca la Cortellesi a partire da una lista del linguista Stefano Bartezaghi.
E spiega: “Questa sera non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo. Sono soltanto parole, certo, però se fossero la traduzione dei pensieri allora sarebbe grave, sarebbe proprio un incubo fin da piccoli”. Sul palco salgono le colleghe attrici del cinema italiano a pronunciare la frase che spesso viene utilizzare per giustificare un abuso o una violenza: “Te la sei cercata”.