Yonghong Li finisce nella bufera. La Jie Ande, società cassaforte del presidente rossonero, è stata prelevata come risarcimento dalla banca di Canton; la banca cinese, infatti, attendeva da tempo il rientro di capitali concessi al magnate Li, attuale presidente del Milan, e il prelievo della sua (ormai ex) società Jie Ande ha permesso il riequilibrio del deficit.
Il fallimento della Jie Ande tiene col fiato sospeso tutti i tifosi rossoneri: cosa accadrà al Milan? Tecnicamente nulla. Ma sicuramente la figura del presidente si mostra, agli occhi dell’opinione pubblica in particolare dell’organismo UEFA, poco stabile sotto il profilo economico-finanziario. Le miniere di fosfato possedute dal proprietario orientale e l’ 11,39 % delle quote possedute all’interno della società di packaging Zhuhai Zhongfu sono state giudicate valide da Fininvest (lo scorso 2017) per prelevare l’ex club di Via Turati. Inoltre la trattativa per acquisire il Milan richiese un ulteriore prestito che il fondo statunitense Elliott Management Corporation gli concesse: 300 milioni con scadenza di restituzione 15/10/2018. Proprio l’appianamento del debito con Elliot rappresenta, oggi, l’immediato grattacapo da sciogliere per la dirigenza rossonera, in vista di un futuro più tranquillo sotto il piano economico-finanziario.
Le notizia di giornata circa il fallimento della sua società Jie Ande e le diverse voci destabilizzanti circa le condizioni economiche del personaggio, di certo, non aiutano la figura del numero 1 del Milan Yonghong Li. È anche vero, però, che nelle modalità di prelievo della società rossonera Fininvest questa non ha mai riscontrato nessun problema con la trattativa avviata con Li.
Tuttavia Paolo Scaroni, vicepresidente della Rotschild (banca consulente dell’operazione Li-Milan) e grande amico di Berlusconi (oltre che consigliere amministrativo del Milan), sarebbe potuto intervenire per concludere le operazioni nonostante i bilanci in rosso di Li, i suoi debiti insolventi e tutte le problematiche del caso.