“Sono responsabile di quello che è successo”: Mark Zuckerberg rompe il silenzio sullo scandalo dei dati personali raccolti su Facebook.
“Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio” spiega Zuckerberg in un post sulla sua pagina Facebook che sta lavorando “per capire esattamente cosa è successo e assicurarsi che non accada mai più”. “La buona notizia – aggiunge – è che molte misure per prevenire tutto questo sono state già prese anni fa”.
E intanto scatta la prima class action USA contro Facebook e Cambridge Analytica. E viene dal cuore del pianeta-Facebook. È la corte distrettuale di San Josè, capitale della Silicon Valley e dell’impero di Zuckerberg, ad avanzare l’azione legale che potrebbe fare da apripista a molte altre cause collettive. I promotori dell’azione legale hanno dichiarato: “I dati sono stati raccolti senza alcuna autorizzazione”.
Datagate potrebbe non essere un problema solo americano e britannico. Lo aveva già paventato ieri Giovanni Buttarelli, garante UE per la privacy, che aveva ipotizzato manipolazioni e interferenze anche nelle elezioni dello scorso 4 marzo. Oggi è il Codacons ad andare all’attacco del gigante dei Social. Se lo scandalo Facebook si allargasse anche in Italia, infatti, sarà la società di Rienzi a guidare una class action contro Zuckerberg. Già l’AGCOM, peraltro, aveva avanzato richiesta di chiarimenti circa l’impiego dei dati per finalità di comunicazione politica da parte di terzi. “Se saranno accertati illeciti, chiameremo Facebook a rispondere dei danni prodotti ai cittadini italiani iscritti al social network”, ha affermato il presidente e fondatore del Codacons.
Anche il PD affonda contro l’irrintracciabile Zuckerberg che da giorni non dava alcuna notizia di sé. “Sarebbe un fatto di gravità inaudita”, commenta il Dem Francesco Boccia, in diretta a Studio24, “se a ridosso delle elezioni politiche la Cambridge Analytica avesse gestito in maniera illegittima i dati privati degli utenti per un partito politico”. Secondo Boccia, la politica dovrebbe rispondere con norme rigide su questo scandalo. “Il tema della proprietà e della portabilità dei dati va affrontato rigorosamente, in Italia e in Europa”, ha concluso il Dem ai microfoni di Rainews.