Monta lo scandalo Facebook. Dopo le dimissioni del Capo della Sicurezza Stamos, la bufera si abbatte direttamente sul numero uno, Mark Zuckerberg. La Commissione parlamentare britannica sulla Cultura, i Media e il Digitale ha convocato oggi il fondatore di Facebook per un’audizione a Westminster. Damian Collins, presidente della Commissione, afferma di giudicare “ingannevoli” le spiegazioni fornite finora dal colosso dei Social Network. Inoltre, il misterioso silenzio di Zuckerberg sembra insospettire Londra che pretende tempestivi chiarimenti.
Giornata nera anche sul fronte dei mercati. Dopo il 7% di ieri, il titolo di Facebook a Wall Street precipita di un ulteriore 8%. Vanno in fumo 36 miliardi di dollari.
Giovanni Buttarelli, garante UE la privacy, ha intanto lanciato un nuovo allarme. Si è espresso, infatti, su fake news, disinformazione e hate speech in merito alle Europe 2019. Ha definito le elezioni dell’anno prossimo “un importante test per tutti noi”, cosciente dei rischi a cui sono esposti i risultati elettorali, dopo le inchieste del NY Times e del Guardian.
Buttarelli ha condannato la pervasività degli algoritmi basati sui dati personali. Facebook è entrato nei processi democratici e ha, irreversibilmente, influenzato la vittoria di Trump e del sì alla Brexit. Il garante UE è apparso visibilmente preoccupato. “Lo scandalo provoca una crisi di fiducia nell’ecosistema digitale”, ha affermato, auspicando una collaborazione tra i garanti per la privacy a quelli delle telecomunicazioni ed elettorali. Buttarelli ha, poi, accennato ad una potenziale manipolazione delle elezioni italiane del 4 marzo scorso, dichiarando: “Non è mio ruolo indagare”. Intanto, anche un portavoce della Commissione Europea, ha aggiunto: “Per l’UE la protezione dei dati personali è un valore essenziale”.
Trema il pianeta Zuckerberg, scosso da un sisma che potrebbe avere imprevedibili conseguenze. Mai come questa volta, infatti, il numero uno di Facebook si è trovato nell’occhio del ciclone. Dopo il crollo a Wall Street, è altissima la tensione alla Silicon Valley. Le autorità britanniche hanno già richiesto un mandato di perquisizione alla controversa Cambridge Analytica, principale responsabile della manipolazione dell’opinione degli utenti. Tuttavia, l’accusa più grave – rivolta al re dei Social Network – è proprio quella di aver insabbiato la questione, già nota ai vertici di Facebook da anni. Ad ogni modo, c’è in gioco molto più di uno dei titoli borsistici più gettonati del mercato, molto più della nomea di Facebook. Secondo qualcuno, la democrazia – come è sempre stata concepita – sarebbe seriamente minacciata dallo scandalo datagate. Antonello Soro, presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha affermato, intervistato da Il Mattino: “Ѐ a rischio la libertà di scelta”.