Il 19 marzo del 2002 è un giorno che, a Bologna, difficilmente potrà essere dimenticato. Sono trascorsi sedici anni dalla morte di Marco Biagi ma la città si raccoglie oggi attorno agli amici, ai familiari, ai colleghi e soprattutto al figlio del giuslavorista, atteso, quella mattina, sotto casa da un commando delle Nuove Brigate Rosse che lo freddarono a colpi di pistola. Il figlio Lorenzo, 29 anni, presente alla Commemorazione, alza la voce: “Lo Stato ha abbandonato mio padre”. Il 29enne non si spiega, infatti, come il padre avesse una scorta fino a pochi mesi prima della sua barbara esecuzione. “Penso che il fatto che gli sia stata tolta senza motivo o comunque con una grande sottovalutazione del pericolo sia una cosa molto grave”, ha tuonato questa mattina.
Mentre Bologna ricorda Biagi con corone di fiori e simboliche staffette in bicicletta, nel giorno dell’anniversario della sua morte i muri dell’Ateneo della vicina Modena si coprono di scritte offensive. “Marco Biagi non pedala più” , stava scritto questa mattina in una parete della facoltà di Economia modenese. E ancora: “Onore a Mario Galesi”, uno degli assassini. Ne dà notizia, tramite facebook, lo storico collaboratore di Biagi, Michele Tiraboschi. “1000 Biagi”, “Onore ai compagni combattenti”: sono solo altre delle scritte che sono apparse all’Università di Modena. “Questa la ragione del perché ricordare Marco Biagi”, scrive Tiraboschi, indignato.
Giuslavorista, docente di diritto del lavoro, il professor Biagi era finito nel mirino degli emuli delle BR per essere stato il promotore di una riforma su contratti di collaborazione a progetto, lavoro intermittente ed occasionale. La scorta, assegnatagli proprio per le contestazioni cui il testo della riforma andava incontro, gli fu revocata nel 2001 dall’allora ministro dell’Interno Scajola, poi indagato insieme al capo della polizia De Gennaro. L’inchiesta su Scajola e De Gennaro si risolse in nulla di fatto per la scadenza dei termini, nel 2015 e l’accusa di cooperazione colposa in omicidio decadde. Si può facilmente immaginare, dunque, cosa intendesse Lorenzo con le pesanti parole di questa mattina. Lo Stato, quel 19 marzo del 2002, aveva veramente abbandonato Marco Biagi?