Vittorio Sgarbi, l’assessore regionale siciliano ai Beni culturali, è intervenuto su quanto è stato scritto nelle ultime ore in merito alle sue dimissioni dalla carica. In un lungo comunicato stampa che ha diffuso, ha evidenziato come non si tratti di una sua scelta e che probabilmente nel suo ruolo non risulta più essere “gradito”.
“Nelle attuali condizioni non sono all’ordine del giorno le mie dimissioni, tema di grande interesse per le cronache, sollecitato dalla dichiarazione dell’assessore Cordaro (rappresentante della giunta all’Ars) il quale ha indicato una scadenza al 27 marzo che non corrisponde né alla costituzione del nuovo governo né alla convalida della mia nomina a parlamentare”, ha detto Sgarbi.
[citation]Per rispetto delle funzioni e dell’incarico ricordo di aver dichiarato che mi sarei dimesso da assessore soltanto se nominato ministro, come appare logico, mantenendo in quella posizione un rapporto privilegiato con la Sicilia.[/citation]
Sgarbi: “Dimissioni? Una decisione non mia”
Nella nota si legge: “Prendo atto che, diversamente dagli accordi definiti prima delle elezioni regionali siciliane, il presidente della Regione e la giunta ritengono che io debba rinunciare all’assessorato in quanto nominato deputato, e che quindi, al di là dei risultati, risulto sgradito. Per questo sono costretto ad accettare una decisione che non è la mia, e che in ogni caso risponde a una procedura diversa da quella indicata dell’assessore Cordaro; procedura che ben conosce il deputato Raffaele Stancanelli, già senatore e sindaco di Catania, oltre che persona vicina a Musumeci”.
“Gli uffici della Camera – spiega ancora Sgarbi – mi comunicano che la proclamazione del 23 marzo non coincide con la convalida a deputato, la quale è sancita dalla giunta delle elezioni, ancora non costituita. Si prevede dunque che tale giunta sia insediata e convocata entro i primi giorni di aprile, e che,valutato caso per caso, prenda atto della mia incompatibilità, e mi conceda, per diritto costituzionale (sulla materia si è pronunciata la corte proprio sul caso Stancanelli) 30 giorni per scegliere e decidere. Credo quindi che si potrebbe giungere ai primi di maggio, in singolare coincidenza con la data del mio compleanno e con la fine del mio mandato di assessore a Milano, 10 anni fa, nel 2008, sgradito all’allora sindaco Moratti”.
Sgarbi: “Mi dispiace non essere gradito”
“Mi dispiace – fa notare Sgarbi – non essere gradito, nonostante io abbia fatto molto più di quello che mi viene riconosciuto, a partire dalla mostra su Boldini che ho disertato oggi, sapendo che non sarebbe stato oggetto della conferenza stampa, e per la quale ho incardinato il rapporto tra i marchesi Berlingeri, proprietari del dipinto, e Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia che ha sostenuto tutte le spese e seguito le mie indicazioni di allestimento.
“Aggiungo, per il presidente Musumeci, che tra le iniziative in corso, dopo una riunione alla quale anch’egli ha partecipato, vi è quella con lo sponsor privato che s’impegna per la ricostruzione del Tempo G di Selinunte per un costo di 39 milioni di euro, senza alcun contributo regionale. È questa la ragione per cui intendo arrivare alla conclusione naturale del mandato, secondo le indicazioni del Parlamento, costretto ad andarmene per la necessità di attribuire ad altri il mio assessorato, e senza alcuna certezza di svolgere il ruolo di ministro, largamente improbabile. Se i patti fossero rispettati, allo stato della questione, direi che la mia volontà è quella di restare assessore in Sicilia”, conclude la nota.