Il leader grillino Luigi Di Maio non concede sconti rilancia sulle ambizioni di governo del suo Movimento: “Non contempliamo alcuna ipotesi di governo istituzionale o di tutti. Gli italiani votando M5S hanno votato un candidato premier, una squadra, un programma. Mi sarei aspettato un contatto da tutte le forze politiche sui temi e invece le vedo discutere al proprio interno”.
“Forse i partiti hanno bisogno di un segnale più forte? Non abbiamo paura di tornare al voto“, ha aggiunto il candidato premier che ne ha pure per il ministro dell’Economia Padoan: “Ha trascinato le questioni tra Italia e Bruxelles rispondendo ‘non so’ a proposito del futuro del nostro Paese. Il ministro Padoan è stato irresponsabile, come a dire che ‘ora che vado all’opposizione avveleno i pozzi'”
E sulle alleanze, Di Maio indica la via maestra: “Quando in questi giorni sento dire che M5s vuole allearsi con uno o con l’altro dico che non bisogna parlare dell’uno o dell’altro. Mi sarei aspettato da tutti un contatto su dei temi. C’è la grande opportunità di realizzare ciò che l’Italia aspetta da 30 anni. E invece le forze politiche discutono al loro interno dei loro problemi. Questo è un grande rammarico: non dobbiamo perdere l’opportunità di metterci al lavoro per gli italiani. Chi vuole mettersi al lavoro per l’Italia si faccia avanti, non c’è da fare alleanze ma da mettere sul piatto cose da fare”.
“Chiedo responsabilità a tutte le forze politiche: il debito, la disoccupazione, la tassazione delle imprese e la disoccupazione giovanile non aspettano le liti di partito. Dobbiamo liberare l’Italia. Le forze politiche stanno chiedendo di tornare a votare? A noi non spaventa”, ha aggiunto Di Maio.
Tema scottante resta l’elezione dei presidenti delle Camere: “Le presidenze delle Camere non riguardano la questione del governo, non devono essere legate a dinamiche di governo, ma sono figure di garanzia che riguardano il Parlamento. Le elezioni del 4 marzo sono state uno schiaffo al vecchio modo di fare politica. Gli italiani hanno dato un segnale che va colto: un voto post ideologico, dove non ci sono più destra e sinistra, con un 32% di preferenze a un programma che non è mai stato estremista, e non è contro l’euro”.