Era ricoverato da alcuni giorni al Cardarelli di Napoli, ma Luigi Necco, noto giornalista sportivo partenopeo, non ce l’ha fatta. È morto questa notte. Volto storico di 90esimo minuto per 15 anni, è stato per eccellenza il narratore del Napoli (e della Napoli) di Maradona. La sua memoria, però, è legata anche all’archeologia, di cui era grande esperto ed appassionato. Scrittore, consigliere comunale, cronista, vittima della camorra e volto televisivo: si è spento oggi un pezzo di storia del giornalismo italiano.
Nato a Napoli nel 1934, avrebbe compiuto a maggio 84 anni. Tuttavia, una grave insufficienza respiratoria se l’è portato via. Proprio in questi momenti si celebra una commemorazione all’università Federico II, dove i giornalisti partenopei sono riuniti per un corso di formazione su “Sport e informazione”.
Maestro di sport e maestro d’inchiesta: la cronaca sportiva di Necco non era, infatti, esente da pericoli: nel 1980, raccontò a 90esimo minuto che Antonio Sibilia, allora presidente dell’Avellino, aveva salutato con tre baci durante un processo il noto boss camorristico Raffaele Cutolo, consegnandogli addirittura una medaglia d’oro. Solo pochi giorni più tardi, sarebbe stato gambizzato, in un ristorante di Avellino, da tre uomini inviati da Vincenzo Casillo, alter ego fuori dal carcere del boss Cutolo. Era il 29 novembre 1981.
“Muore un maestro”, è il commosso addio del sindaco De Magistris che aggiunge: “Giornalista d’inchiesta, sempre da pungolo per tutti. Con lui ho avuto un rapporto autentico, di stima e di affetto reciproci.” Anche il capo-redattore del TGR Campania, Antonello Perillo, lo saluta con sincero affetto e scrive su Twitter: “Addio al grande Luigi Necco. Per sempre nel cuore della famiglia Rai e di milioni di telespettatori che non lo dimenticheranno mai”.