Inizia oggi l’era post-Renzi nel Pd. Si tratta del primo incontro che porterà all’elezione del nuovo segretario a metà aprile o, a qualche giorno più in là, qualora dovessero svolgersi le primarie.
“Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto”, ha detto il vicesegretario Maurizio Martina alla direzione del Pd. “Si è realizzata una cesura storica tra le culture fondative della Repubblica e il Paese”, ha spiegato Martina proponendo la riconvocazione della direzione “per andare in profondità nell’analisi”.
“La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall’Assemblea. Con il vostro contributo cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato”, ha spiegato il vicesegretario Dem. “Lo farò – ha aggiunto – con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità. Consapevoli che fuori di qui c’è un’intera comunità che ci guarda, ci ascolta e ci chiede di essere all’altezza della situazione”.
“La nostra sconfitta è stata netta. Intendiamo rispettare profondamente il voto di tutti gli italiani e saremo coerenti con gli esiti del 4 marzo. Ora tocca a chi ha ricevuto maggior consenso l’onore e l’onere del governo del Paese”, ha sottolineato. “Noi continueremo a servire i cittadini, dall’opposizione, dal ruolo di minoranza parlamentare”. Maurizio Martina ha poi suggerito che “l’Assemblea nazionale di aprile anziché avviare il congresso e le primarie dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa”.
Poi l’ex ministro dell’Agricoltura parla di immediato fututo: “Abbiamo seimila circoli, realizziamo seimila assemblee aperte tra venerdì, sabato e domenica. Io inizierò dal circolo Pd di Fuorigrotta a Napoli”. “Ripartiamo con umiltà e unità. Solo noi possiamo essere l’alternativa popolare ai populisti. In ballo non ci sono i destini personali, ma la prospettiva e il futuro della sinistra italiana ed europea. Mettiamo in prima fila la nostra comunità e lasciamo in ultima fila le correnti. Proviamo tutti a fare qualche intervista in meno e qualche assemblea in più. Apriamo subito le nostre sezioni, ascoltiamo iscritti ed elettori, chiamiamoli a raccolta, riflettiamo con loro. Ripartiamo dal basso e dal nostro popolo”.
“Grazie a Maurizio Martina per la sua analisi franca e seria. Per ripartire abbiamo bisogno di analisi rigorose come questa”, lo ha detto Graziano Delrio intervenendo in direzione nazionale del Pd. “Abbiamo ricevuto una cartolina netta, chiara, dagli elettori. Noi staremo dove ci hanno messo gli elettori: all’opposizione”, ha proseguito. Una opposizione “seria, responsabile, costruttiva”. Poi ha affermato con sicurezza: “Quando il Paese si renderà conto che le promesse saranno irrealizzabili, gli elettori chiederanno conto”.
Renzi non è stato presente, la sua assenza era stata annunciata dallo stesso ex premier che prima di lasciare ha tentato di dettare la politica da seguire.“Io non mollo. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri”, ha scritto nella sua enews. “Abbiamo perso una battaglia ma non la voglia di lottare per un mondo più giusto”, afferma. La linea politica sul governo che verrà “mi sembra chiara e condivisa dalla stragrande maggioranza di voi, basta vedere le numerosissime email”, scrive.
Lo ascolteranno? Si vedrà nei prossimi giorni, adesso occorrerà far rinascere un partito.
La reggenza del Pd passa intanto a Martina, che ha annunciato una gestione collegiale della travagliata fase di transizione.
Tra i nomi per la successione di Renzi ci sono quelli dello stesso Martina, di Graziano Delrio e del neo governatore bis del Lazio Zingaretti.