Giochi a basso impatto e a basso costo: Torino si candida per le Olimpiadi 2026, grazie al riutilizzo degli impianti invernali del 2006. La sindaca Chiara Appendino presenterà la proposta attraverso uno studio di pre-fattibilità della Camera di Commercio.
Tuttavia, il sì alle Olimpiadi rischia di aprire la prima crisi profonda nella giunta penta-stellata. I consiglieri comunali, provinciali e regionali dei 5stelle si sono riuniti ieri sera per una discussione sul tema che sarebbe stata parecchio tesa. Ben 6 consiglieri di maggioranza avrebbero espresso la loro contrarietà alla candidatura di Torino. Inoltre, vorrebbero vincolare la proposta di Torino 2026 a 10 condizioni.
Il documento che illustra i 10 punti si configura proprio come un contro-dossier alternativo che sembra sperare nel naufragio del progetto olimpico. “Pur rimanendo fortemente contrari e credendo che di Olimpiadi a Torino non si dovrebbe nemmeno discutere”, si può leggere nel documento, “abbiamo elaborato un modello alternativo che, se venisse accettato, avrebbe un reale vantaggio economico per gli enti pubblici”. Il modello dei contrari sarebbe Los Angeles 1984, in cui i giochi si tennero senza finanziamenti pubblici e con un attivo di 220 milioni di dollari.
Il fronte del no sembra incontrare il favore degli attivisti. In grande maggioranza, questi ultimi avrebbero votato sui social per dire “no” a Torino 2026. La sindaca tace, ma il marito Lavatelli dichiara: “Affidare ai privati l’evento è una modalità liberistica contraria alla nostra azione”.
Intanto, il mondo economico e imprenditoriale della città esprime il proprio favore alla proposta. Già le vecchie mascotte di Torino 2006, Neve e Gliz, si riattivano oggi nel video presentato in conferenza stampa. “Io li chiamerei Giochi dell’innovazione”, afferma il presidente della Camera di Commercio Vincenzo Ilotte, “abbiamo già le infrastrutture, si tratta di riattrezzarle”.