Nel caso in cui la Siria dovesse servirsi nuovamente di armi chimiche contro i suoi stessi cittadini, gli Usa sarebbero pronti ad un’azione militare. L’amministrazione Trump potrebbe rispondere così all’uso reiterato di armi chimiche da parte di Assad. È il Washington Post ad ipotizzare un nuovo attacco contro il governo siriano. Dall’inizio dell’anno, infatti, Assad si sarebbe reso responsabile di almeno sette attacchi chimici sulla popolazione inerme delle regioni in mano ai ribelli. Il governo siriano si sarebbe servito, in queste occasioni, di gas cloro contro i civili.
L’ONDUS (Osservatorio Nazionale per i diritti umani in Siria) che solo ieri denunciava la morte di 14 civili nella notte del 4 marzo, oggi riporta l’uccisione di altri 80 civili nel giornata di ieri. Il Ghouta è ancora il teatro della strage. Inoltre, nello stesso giorno, i bombardamenti governativi si sarebbe resi responsabili di 300 feriti. È la stessa ONG a indicare la giornata di ieri come la più sanguinosa e violenta a partire dalla risoluzione ONU che pretendeva una tregua umanitaria. Il bilancio delle vittime civili nell’enclave ribelle sale tragicamente.
Il Washington Post riferisce di una riunione cui avrebbero preso parte John Kelly, capo dello staff della Casa Bianca, H.R. McMaster, consigliere per la Sicurezza e il segretario della Difesa, Mattis. Trump non avrebbe ancora preso nessuna decisione, secondo quando riportato dal giornale americano. Mattis, capo del Pentagono, si sarebbe opposto con forza all’idea di un bombardamento Usa sulla Siria.
Il Cremlino, intanto, dubita delle accuse sull’uso di armi chimiche da parte di Assad. “L’unica cosa che dovrebbe essere presa in considerazione per fare accuse di questo tipo sono le conclusioni di una commissione internazionale”. Così si è espresso oggi Dmitri Peskov, portavoce di Putin che ha aggiunto: “Senza prove, sono solo insinuazioni”.