“Buonasera prof”: inizia così la lettera che il piccolo Michele, 12 anni, scrive all’insegnante sospesa per aver augurato la morte agli agenti di Torino. Giovedì 22 febbraio, quegli agenti erano schierati in strada durante il corteo antifascista. Lavinia Cassaro, maestra vicina ai centri sociali, è stata filmata mentre urlava: “Dovete morire”. Il dodicenne ha deciso di scrivere all’insegnante e, dopo averla salutata, prosegue: “Non le nascondo che sono un po’ arrabbiato con lei”.
Il padre di Michele Fezzuoglio si chiamava Donato. È proprio il piccolo a raccontare oggi, su un post Facebook pubblicato sul profilo dell’Arma dei Carabinieri, della morte di suo padre. Donato Fezzuoglio, infatti, fu ucciso mentre tentava di sventare una rapina. Era il 2006. E si trovava a Umbertide, in provincia di Perugia, dove viveva con la moglie e il figlio che aveva solo sei mesi.
Dodici anni più tardi, Michele racconta la terribile vicenda che lo ha privato del padre: “Alcuni rapinatori rimasti fuori spararono alle spalle di papà e morì”. Parla di un’infanzia silenziosa in una casa altrettanto silenziosa: “Se ci fosse stato papà, sarebbe stata una casa rumorosa”, scrive. Il piccolo si rivolge direttamente all’insegnante, sempre apostrofata come “prof”. Immagina – nella lettera – di scortarla fino al cimitero: “Prof ora le chiedo di poggiare la sua mano su questa tomba”, e aggiunge: “Pensi quanto sono fredde le mie labbra quando bacio papà”.
Michele conclude riferendo che scriverà al Ministro Fedeli, non per chiedere punizioni, ma per augurarsi che ogni incitazione alla violenza possa finire. Struggente il monito finale: “Basta prof, la lascio tornare a casa, nel tragitto rifletta della lezione noiosa. Quando è arrivata guardi negli occhi suo padre e lo abbracci.” E continua: “Le parole possono uccidere come quel proiettile sparato alle spalle di quel carabiniere”.