Luigi Di Maio ostenta sicurezza dal palco del Salone delle Fontane di Roma. Le ironie e i dubbi sui nomi della sua squadra di governo, secondo il leader grillino, sono destinati a svanire nel post-4 marzo: “Quest’idea è nata nel 2014 da Gianroberto Casaleggio, e lo disse durante la campagna delle europee. Qualcuno ci ha deriso per questa scelta, ma rideremo noi lunedì quando probabilmente gli italiani ci porteranno al 40%”.
“Noi oggi fissiamo un nuovo benchmark per i ministeri, sarà difficile sostituirli con uomini di partito, con uomini di apparato”, continua Di Maio. La lista definitiva prevede anche alcuni deputati, su tutti Alfonso Bonafede, designato come ministro della Giustizia, Elisabetta Trenta alla Difesa (già consigliere politico nella missione “Antica Babilonia” in Iraq) e Riccardo Fraccaro, ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.
“Questi non sono miei ministri, sono persone che sono patrimonio di tutti, che ci hanno messo la faccia senza paracadute e per puro spirito di servizio nei confronti del Paese. Se gli altri vogliono da lunedì ci mettiamo intorno al tavolo e ne parliamo. Io ne ho piene le scatole degli Alfano agli Esteri”, aveva detto di Maio alla trasmissione de La7 l’Aria che tira.