C’è una Sicilia che corre veloce e che vince. È la Sicilia di Giuseppe Guttadauro e “Apache Jr”, i due palermitani vincitori del Campionato Italiano Velocità Autostoriche 2° Raggruppamento a bordo della Porsche 911 3.0 RSR. Una competizione tanto prestigiosa quanto “maschia”, dedicata alle auto con almeno 25-30 anni anzianità e almeno 2.5 di cilindrata. Il loro bolide di metà anni ’70 corre su tutti i più grossi e importanti circuiti nazionali. Nel caso di Guttadauro e Apache Junior, pseudonimo del pilota e figlio d’arte Michele Merendino, il campo di battaglia sono le gare mini endurance, ovvero competizioni di un’ora durante le quali a metà gara avviene un cambio pilota. Al termine della corsa, ovviamente, si sommano i tempi.
I numeri del tandem palermitano sono importanti: 4 vittorie e 3 piazzamenti. Un vanto per qualsiasi pilota: “È stato un campionato bellissimo, partito con la prima gara al Mugello e poi proseguito con le imprese di Brno (Repubblica Ceca), Imola, Monza, Milano, Franciacorta e Adria. Davvero una grande soddisfazione”. E la testa è già ad aprile per una nuova grande avventura su pista: “Siamo già pronti per il nuovo campionato, non vediamo l’ora”.
Ma da dove nasce la passione per le corse di Giuseppe Guttadauro, avvocato di professione e pilota per vocazione? “Quello per l’automobilismo è stato un amore sbocciato quand’ero ragazzino – spiega – Poi però ho smesso perché mio padre non gradiva, non voleva, non mi sosteneva. Si preoccupava. A quel punto ho studiato per diventare un avvocato. Ho ripreso l’anno scorso con le gare, è un hobby che amo tantissimo. Merendino invece è un pilota di professione”.
L’automobilismo siciliano può accontentarsi dei suoi successi? “Credo che debba crescere di più. Non abbiamo una pista importante perché quella di Pergusa è utilizzabile solo a mezzo servizio. Nel tempo ci si è quindi concentrati sul rally, sulle gare in salita e sugli slalom. Chiaramente un campionato nazionale circuito è più complesso e più costoso, ad esempio, di un campionato di cronoscalata”.
Insomma “ci vuole uno sviluppo adeguato di Pergusa e del movimento nel suo complesso”. Resta, però, la soddisfazione di aver vinto da “siciliani”: “Per noi è stato un grandissimo successo – continua Guttadauro – La nostra ‘portacolori’ è la siciliana Island Motor, mentre la scuderia è la Guagliardo, anch’essa siciliana”.
Dietro ai successi e ai traguardi prestigiosi, è evidente, c’è un talento innato. Una predisposizione all’istinto e alla freddezza: “Quando siamo in pista pensiamo solo alla strada, al motore e a questo connubio di cose. Il pilota di spessore deve sempre mantenere il massimo livello di velocità e attenzione. Insomma, non sono consentiti altri pensieri, preoccupazioni o analisi dei rischi. Ciò non toglie che bisogna sempre usare la testa – puntualizza – Noi, ad esempio, non abbiamo mai avuto nemmeno un testacoda che ci abbia portato fuoristrada in questo campionato”.
Ma Giuseppe è anche un papà e, in qualche modo, anche un maestro: “Mio figlio ha 11 anni e ama tantissimo questo sport. Lo porto sempre con me durante le gare. Quest’anno forse inizierà la sua attività agonistica”. Un consiglio ai giovani? “Fare tanta palestra con i go-kart: è li che si ‘sensibilizza’ il piede alla guida”.
L’automobilismo, in ogni caso, rimarrà sempre uno sport per pochi: “Bisogna sostenersi, ma bisogna esser bravi anche a farsi sostenere. Partecipare a un campionato di questa caratura e di questa dimensione richiede, necessariamente, uno sponsor”, spiega Guttadauro.