Svolta nelle indagini sui tre italiani spariti in Messico. Quattro agenti della polizia locale di Tecalitlan sono stati arrestati in relazione alla scomparsa di Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino, di cui non si hanno notizie da fine gennaio. Lo ha detto il procuratore statale Raul Sanchez Jimenez, citato dai media messicani, secondo cui i tre italiani sarebbero stati consegnati a un gruppo criminale locale.
I quattro agenti, tre uomini e una donna, sono accusati di “sparizione forzata”. Il giudice ha precisato che i tre italiani non sono stati localizzati, ma che nessuno di loro è mai passato per il carcere locale. Solo giovedì, fonti dell’Ufficio del procuratore di Jalisco avevano riferito che Raffaele Russo si sarebbe registrato con un falso nome in alcuni hotel e che si faceva chiamare generalmente Carlos Lopez. Secondo le autorità messicane, Russo, 60 anni, aveva precedenti in Italia per frode e si dedicava alla vendita di generatori elettrici apparentemente tedeschi ma che in realtà erano stati fabbricati in Cina.
Secondo il quotidiano Publimetro, che cita fonti vicine alle indagini, alla fine del 2017, Russo era impegnato in affari nello stato di Michoacan e cinque giorni prima della sua scomparsa si era riunito con il figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino in un hotel di Ciudad Guzman. Questi ultimi due sarebbero arrivati in Messico insieme ad altri sei italiani. Russo, sempre secondo quanto scrive il quotidiano, era stato arrestato nel 2015 per frode e corruzione nello stato messicano di Campeche.