The Post è un film diretto da Steven Spielberg con Meryl Streep e Tom Hanks. Il film riprende un tema molto attuale nonostrante sia ambientato nel 1971: lo Stato “bugiardo”.
Trama di The Post
La pellicola comincia in Vietnam nel ’66. I soldati americani si trovano in una situazione precaria e in svantaggio sul campo di battaglia. Qui entra in primo piano Daniel Ellsberg che rapporta la situazione al segretario della Difesa Robert McNamara. Una volta sentito il segretario della Difesa mentire spudoratamente al popolo, Ellsberg, lavorando alla RAND Corporation e avendo accesso a numeroso materiale riservato, decide di fotocopiare tutti i documenti top secret legati alla guerra del Vietnam, a partire dalla presidenza Truman e di consegnarli al New York Times affinché li possano pubblicare.
Nel 1971 Katharine Graham si trova alla direzione del Washington Post cercando di equilibrare al meglio la vita lavorativa con quella sociale ma con scarso risultato. Infatti, la signora Graham è amata socialmente ma considerata un’inetta come direttrice di un giornale.
Il 13 giugno 1971, quattro mesi dopo aver ricevuto i documenti, il New York Times ne inizia la pubblicazione: tutto ciò scatena nel paese un’ondata di proteste e un gigantesco scandalo, legato appunto ai Pentagon Papers. Il giornale riceve però l’ingiunzione di sospendere per un tempo limitato la pubblicazione, pena l’oltraggio alla corte.
Ben Bagdikian, assistente redattore al Post, capisce che Ellsberg è stato la fonte dello scandalo e lo rintraccia, al fine di ottenere lo stesso materiale dato precedentemente al New York Times. L’incontro ha successo e il giorno seguente un gruppo di giornalisti del Post si trova a casa di Ben Bradlee, caporedattore, per consultare e ordinare i numerosissimi documenti ottenuti. E’ a questo punto che Katharine Graham “tira fuori le palle” e da il via alla pubblicazione di questi documenti assai comprometenti, rischiando l’oltraggio alla corte e quindi la galera.
I membri del Post sono così convocati in tribunale insieme a quelli del New York Times, tuttavia la corte ingiunge solo a questi ultimi di sospendere le pubblicazioni, mentre non rilascia alcuna sanzione per il Post. Pochi giorni dopo avviene la sentenza della Corte Suprema, la quale, con verdetto 6 a 3, assolve il New York Times e il Post e motiva che la stampa non è destinata a servire coloro che governano, bensì quelli che sono governati.
La Graham si allontana così dal tribunale soddisfatta e ammirata da tutte le donne a cui ha appena dato un esempio da seguire.
Recensione
Al netto della retorica sul giornalismo e dell’azione anti-trump di Spielberg, quello che risalta e dà forza a questo film è il rapporto tra Tom Hanks e la Streep, che alla resa dei conti è la vera protagonista.
E’ facile trovare al cinema giornalisti duri e crudi pronti a tutto per la verità come Ben Bradlee, è, invece, più raro trovare personaggi come la Graham.
Il ritratto di Kay Graham che Spielberg ha modulato, risulta perfettamente coordinato col coro di voci femminili dei movimenti Time’s Up e #metoo. Egli narra la sua vicenda come il momento di transizione tra quel tempo in cui le donne si alzavano da tavola quando gli uomini iniziavano a discutere di politica e il tempo in cui una donna come Kay Graham poteva prendere coscienza del suo ruolo e del suo potere e dire al solito maschio bianco e paternalista [citation]”se ti sta bene è così, sennò lasci il mio consiglio d’amministrazione”.[/citation]
Kay Graham è una che per fare quello che ha fatto (autorizzare la pubblicazione dei Pentagon Papers) non ha rotto solo un modello femminile imposto, ma anche un modello sociale basato su interdipendenze, piccoli favori amicali, ipocrisie interessate su ampia scala.
The Post ci ricorda cosa significa libertà di stampa, ci si ricorda cosa significa lottare per una notizia, lottare per essere i migliori. [citation]”Strumento al servizio dei governati, non dei governanti”[/citation]
Spielberg in questo è stato magnifico, ha ridato una motivazione, un sentiero da seguire. Ci sta invitando a rompere gli schemi, uscire dai salotti luccicanti e sporcarci le mani, ricominciare a lottare per valori come la libertà.