“Ho già risposto a questa lettera, rendendola pubblica. Sono stata chiamata da lui, abbiamo puntualizzato questi passaggi, io lo mia versione e lui la sua. Mi ha detto che non vuole essere contattato dalle tv, non ama il mondo dello spettacolo e rispetto la sua scelta. Sottolineo che non ho mai strumentalizzato mia figlia“. Questa la risposta di Nadia Rinaldi alla lettera inviata dall’ex marito. L’ex naufraga inoltre, ospite a Pomeriggio 5, si è scusata con l’ex marito per le espressioni utilizzate pubblicamente contro di lui.
“Quello che chiedo al papà di mia figlia è continuità, perchè la bambina è innamorata del suo papà. Mi scuso se ho usato certi termini contro il mio ex marito”. “Durante la mia assenza in Honduras, gli ho anche chiesto di stare un po’ con la bambina, ma lui non vuole più parlarmi ma vorrei che tutto questo finisse – ha detto la Rinaldi a Pomeriggio 5 – Mi ha detto addirittura che non sta molto bene e di continuare a vivere felice e sereno”.
“Io non sono l’uomo che hai descritto. La nostra storia coniugale, come tante altre storie, è cominciata ed è finita perché era finito l’amore che ci legava. Può succedere, Nadia, ed è successo. Ma tu, invece di parlarne con rispetto, ti ostini ad imbruttire la nostra storia e me: come uomo e, quello che è peggio, anche come padre.
Nadia, io non ti ho abbandonata: tu eri cambiata e al culmine dell’ennesimo litigio mi hai cacciato fuori casa, sei tu che mi hai inviato la lettera dell’avvocato, sei tu che mi hai chiesto la separazione.
Le nostre vite si sono divise, fattene una ragione. Ho sofferto anche io tantissimo, sopratutto per la lontananza dalla bellissima figlia che abbiamo avuto, la nostra bambina che tante volte mi hai negato di vedere. Perfino l’estate scorsa e quella prima ancora: “perché devi vederla a Roma”, mi hai detto. Hai messo tu tanti veti al mio rapporto con nostra figlia ed è stato questo che ha finito per rendermi, come dici tu, talvolta latitante. Se lo sono stato è perché non volevo soffrire e sopratutto non volevo fare inutilmente soffrire la nostra piccolina.
Io so qual è il motivo che più volte ti ha spinto a chiedere che io venissi a Roma, da te. Nadia, tramite la nostra bambina hai cercato di attrarmi nuovamente a te. Per questo volevi obbligarmi a vedere nostra figlia in casa tua. Non lo avrei mai fatto perché ho una compagna che ha contribuito a ricostruire la mia vita. Grazie a lei oggi sono un uomo rinato, un uomo che ti implora di impiegare il tuo talento diversamente, perché puoi farlo.
Che io non abbia più occasione di sentire la madre di mia figlia qualificare suo padre con il titolo di “scemo”. Che io non abbia più occasione di sentire sua madre mentre dichiara che io l’ho abbandonata. Cara Nadia, la vera sofferenza va tenuta dentro, la tua platealità è grottesca e inopportuna, sopratutto quando ci sono figli da crescere. Mi auguro che l’amore di madre sia meno egoista e più altruista: anche nel dolore di un amore, come il nostro, che è iniziato e finito”