“La basilica di San Francesco d’Assisi cade a pezzi: adottiamola!”

di Redazione

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“La basilica di San Francesco d’Assisi cade a pezzi: adottiamola!”

| martedì 20 Febbraio 2018 - 09:00

Giuseppina Torregrossa è una scrittrice siciliana, nata a Palermo nel 1956. Madre di tre figli, vive tra la Sicilia e Roma dove ha lavorato per più di vent’anni come ginecologa. Nel 2007 ha pubblicato il suo primo romanzo, “L’assaggiatrice”. Per Mondadori, nel 2009, ha pubblicato “Il conto delle minne”, tradotto in dieci lingue, “Manna e miele”, “Ferro e fuoco” (2011), “Panza e prisenza” (2013) e “La miscela segreta di casa Olivares” (2013). Per Nottetempo ha pubblicato “A Santiago con Celeste” (2014), mentre per Rizzoli “Il figlio maschio” (2015) e “Cortile nostalgia”(2017).

Di seguito una sua lettera dove denuncia lo stato di incuria e abbandono della Basilica di San Francesco d’Assisi di Palermo. Una battaglia, quella di Giuseppina, che la redazione di Si24 ha deciso di sposare in pieno, dando il suo contributo affinchè questa diventi quanto più “popolare” possibile.


Quella mattina di febbraio, durante una delle mie solite passeggiate per Palermo, ho benedetto il maestrale strapazzone che aveva spazzato via nuvole e ombrelloni. Il cielo era trasparente e la piazza di San Francesco sgombra di tavoli, ombrelloni volgari, oscene sedie. La facciata della basilica appariva integra; il portale trecentesco, il rosone irradiavano tutto intorno una speciale lucentezza. Era presto e perciò il portone era aperto. La conoscevo quella chiesa, ché mia nonna abitava nelle vicinanze, tuttavia qualcosa mi ha spinto a entrare. C’era all’interno un profumo di cera e lavanda. Un uomo giovane, armato di ramazza e spazzolone, lucidava gradini, altari, marmi, con l’energia di chi sta compiendo una missione. Tutto lì dentro profumava di pulito.

Non si trattava di un’occasione speciale, ché nei giorni successivi ci sono tornata altre volte e il profumo l’ho risentito intenso e fresco. Il soffitto ligneo è ben ancorato al cielo e, semmai l’ancoraggio dovesse allentarsi, ci sono archi e colonne a fare da sostegno. Le navate laterali si susseguono cappelle, altari, affreschi. Mi colpisce per la sua tenerezza una Madonna del Gagini. Il marmo ha la consistenza dello zucchero fondente. Il Cristo pantocratore abbraccia con intensità, nonostante i pezzi mancanti. Le allegorie femminili del Serpotta hanno l’armonia pagana di una sfilata di moda.

Mi sono seduta in una cappella e sono rimasta in silenzio a respirare. Ne sono uscita pacificata con il mondo. Purtroppo le pregiate opere d’arte che trovano posto nella basilica versano in condizioni disastrose. “Mancano i soldi” mi dice fratel Gesualdo che incessantemente si occupa del restauro e della sopravvivenza della basilica stessa. A parte la buona volontà di privati come Mario e Matilde di Monforte, che sosterranno la spesa per il restauro del portico chiaramontano, per il resto la sopravvivenza di tanta bellezza è affidata alla Provvidenza.

Per tutto il giorno mi sono portata dietro un senso di beatitudine. L’indomani ci sono tornata. Un paio di solerti camerieri già alle nove armeggiavano con muffiti ombrelloni. Ahimè il vento era calato. Incontro di nuovo frate Gesualdo che mi spiega nel dettaglio alcuni problemi e mi accende la luce (hanno così pochi soldi che devono persino risparmiare sulla bolletta della luce). Eccola la meraviglia di Dio farsi statua, intarsio, mosaico, monumento!
Son tornata nei giorni successi attirata dalla semplicità del luogo e dalla pace che emana da ogni pietra. E pregando a modo mio, ma credo che ognuno di noi abbia il suo modo di pregare, ho capito che “la Provvidenza siamo noi”.

Perciò vorrei fare un appello perché i semplici e i generosi si mettano insieme e aiutino frate Gesualdo in questa missione che appare ardua, perché rischia di scontrarsi con la distrazione delle amministrazioni pubbliche e l’avidità dei commercianti. Adottiamola la Basilica di San Francesco!
Propongo quindi di sottoscrivere una richiesta alla amministrazione comunale perché regoli meglio l’utilizzo del suolo pubblico della piazza San Francesco, lasciando che il passante goda della vista dell’armoniosa facciata. Chiediamo anche il restauro delle opere d’arte; un impianto elettrico funzionale; un sistema di video sorveglianza per evitare furti che hanno già spogliato alcuni altari di preziose sculture.

Giuseppina Torregrossa

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