Sull’omicidio Rostagno, la corte d’assise d’appello di Palermo non ha dubbi e conferma il primo grado. Vincenzo Virga è dunque condannato all’ergastolo: sarebbe stato il mandante dell’agguato che, nel 1988, uccise Mauro Rostagno, giornalista e sociologo vittima della mafia nelle campagne di Lenzi, nei dintorni di Erice. Assolto, invece, Vito Michele Mazara, accusato di essere l’autore materiale del delitto e condannato in primo grado all’ergastolo.
Omicidio Rostagno, pista privata e pista mafiosa
Rostagno “aveva svelato il volto nuovo della mafia in città”: questa la tesi dell’accusa che, oggi, ha convinto i giudici. Colpevole, complici gli schermi della tv privata RTC, di aver attirato l’attenzione sul cambiamento della mafia trapanese, ha trovato la morte per mano di Cosa Nostra. Il contesto mafioso era stato, tuttavia, sottovalutato per anni: gli investigatori avevano privilegiato faide private e conflitti interni alla comunità Saman, fondata da Rostagno, o a Lotta Continua, movimento di cui il giornalista faceva parte.
Omicidio Rostagno, l’assoluzione di Vito Mazara
Ombre, invece, su Vito Mazara. L’esame del dna aveva, presumibilmente, fugato ogni dubbio sulla sua colpevolezza, in primo grado. “Il Dna usato per la comparazione – ha detto il capo del Ris di Parma, Garofalo – era in quantità minima e misto, riconducibile al profilo genetico di più individui”. Decisiva, dunque, la sua consulenza per l’assoluzione dell’ex boss di Valderice, Mazara.
Omicidio Rostagno, 25 anni di depistaggi
“Una camurria” (ossia un rompiscatole) sarebbe stato definito Rostagno da Francesco Messina Denaro, padre del superlatitante Matteo. A Trapani, Cosa Nostra stava emergendo: da organizzazione gerarchica e tradizionale aveva messo gli occhi sul grande giro degli appalti, aveva intrecciato rapporti con la pubblica amministrazione.