Un racconto choc quello che viene fuori dalla perizia sulla capacità di intendere e di volere del 18enne Lucio Marzo, il fidanzato di Noemi Durini, la 16enne di Specchia (Lecce) scomparsa il 3 settembre 2017 e ritrovata senza vita nelle campagne di Castrignano del Capo dieci giorni dopo.
Il ragazzo ha prima confessato e poi ritrattato l’omicidio per incolpare il meccanico 48enne Fausto Nicoli. In uno dei passaggi della perizia della psicologa-psicoterapeuta Maria Grazia Felline e dello psichiatra-psicoterapeuta Alessandro Zaffarano, consulenti del Tribunale per i minorenni, riportato da ‘Il Messaggero’, il giovane “dichiara che mentre poneva le pietre sopra alla ragazza, lei dicesse: Che c… stai facendo?”.
“Quando sono andato via io, Noemi era viva”, ha affermato ancora il ragazzo, all’epoca dei fatti 17enne. “Lo so perché diceva ‘che cogl… che cogl…’, ‘che mi hai fatto, che mi hai fatto'”, ha poi aggiunto. Secondo il quotidiano, i consulenti hanno poi chiesto: “Perché mettevi le pietre sopra di lei?”. La risposta: “Per nasconderla”.
“Ma se lei era viva, cosa dovevi nascondere?”, incalzano i consulenti. A questo punto il giovane si blocca e non risponde. Secondo i due esperti, Lucio Marzo “è disorientato perché il confronto ha preso una piega diversa da quella che immaginava”.
Adesso si attende la consulenza che il medico legale Roberto Vaglio depositerà a breve.