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Usa, nuovo “shutdown” per Trump

Sei ore di arringa in aula contro il rischio di un aumento del deficit e per l’amministrazione Trump è nuovamente shutdown, il secondo in meno di tre settimane. A Washington, a partire dalle sei dei mattino in Italia, è scattata la chiusura di tutti gli uffici federali durata, questa volta, solo qualche ora. 

Tutta “colpa” del senatore repubblicano Rand Paul, conservatore esponente dei Tea Party che ha di fatto impedito il voto di un accordo bipartisan con il suo intervento-fiume. A differenza del 20 gennaio scorso quando erano stati i dem a non votare la legge di bilancio, questa volta è stato il fuoco amico a far male. 

Paul, contrario all’aumento del debito pubblico, ha parlato ad oltranza per oltre sei ore bloccando il voto in Senato su un bilancio biennale che aumenterebbe la spesa di altri 300 miliardi di dollari, dopo il taglio delle tasse che causerà un “buco” di 1.500 miliardi di dollari in dieci anni.

“Li posso tenere qui sino alle tre del mattino, mi devono ascoltare“, aveva minacciato Rand Paul. E così è stato. La Casa Bianca aveva infatti sollecitato le agenzie governative a prepararsi allo shutdown. Eppure questa volta, un accordo di compromesso, sembrava possibile.

Trump puntava sull’aumento delle spese militari di 80 miliardi di dollari nel 2018 e di 85 l’anno successivo, mentre i dem insistevano per un aumento a 63 miliardi e 68 miliardi delle spese non militari. In conto anche 90 miliardi di dollari per i danni causati da uragani e incendi in vari stati Usa. 

Emanuele Termini

Sono un giornalista nato con la passione per lo sport. Con il tempo e sotto l'occhio attento di maestri inflessibili, divento "onnivoro". Per Sì24 mi occupo di cronaca, di politica, di Palermo e del Palermo, squadra che seguo da vicino. Leggo e scrivo di tutto con una sola grande stella polare: la ricerca della verità.

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Emanuele Termini
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