Ritorna: “Montalbano sono!”. Ed è un bel ritorno, al quale certamente assisteremo in moltissimi. Salvo Montalbano fa ormai parte del giro degli amici perché, come con gli amici, il tempo passa veloce e volentieri. Le storie che ci racconta sono coinvolgenti senza essere angosciose ed il ritmo del racconto non conosce tempi morti.
Gli interpreti sono tutti bravi e ciascuno incarna un ruolo utile alla dialettica del racconto senza affollamenti di personaggi; credibili anche gli autoctoni, che danno spessore di verità all’ambientazione siciliana di provincia senza cadere nel più trito luogo comune del caricaturale.
Ragusa antica è il teatro naturale e spettacolare, cornice degli avvenimenti di tutta la serie. La penna prolifica ed arguta di Camilleri non poteva disegnare meglio i contorni di questo funzionario: affidabile, professionale, incorruttibile anche davanti alle bellezze più coinvolgenti; commissario attento e prudente lui svolge le sue indagini con scrupolo e riflessione, qualche volta concentrandosi con l’aiuto della musica e del profumo del mare infinito che nasce sotto il suo terrazzo.
Cordiale con i subalterni ma rigoroso, protettivo nei loro confronti nelle situazioni più pericolose; come un fratello maggiore indulgente ma non troppo con l’amico “fimminaro”. Il profilo umano è dell’amico che predilige le arancine, gli spaghetti con le vongole, la pasta al forno e la parmigiana di melenzane, il buon vino; non devono propinargli sciocchezze altrimenti si “ incazza”; con sorriso accattivante e sguardo intenso e malandrino, ma innocente, continua da anni la sua storia amorosa salvandosi con maestrìa, umano tra gli umani, dalla debacle matrimoniale. Lui, Luca Zingaretti bravo, bravissimo, commissario Montalbano perfetto ed ormai storico. E poi, diciamoci la verità: anche Zingaretti, un amico così chi non vorrebbe averlo!