Un passo indietro? Nemmeno per idea: la Polonia del premier Mateusz Morawiecki rivendica il suo diritto a “divulgare la verità sull’Olocausto”. Si tratta, secondo il capo del Governo polacco, di un compito che non è solo di Israele: “Si tratta di una lotta per la verità universale che è di avvertimento per l’intero mondo”.
La nuova legge sulla Shoah è necessaria per lottare contro “la menzogna su Auschwitz“. “I campi dove sono stati sterminati i milioni di ebrei non erano polacchi e questa verità deve essere tutelata”, ribadisce Morawiecki. Con il decreto si puniscono fino a tre anni di prigione coloro che attribuiscono allo Stato polacco la corresponsabilità per l’Olocausto oppure negano i crimini compiuti durante la guerra sui polacchi da parte degli nazionalisti ucraini.
“Non farò alcun commento, ma posso aggiungere che non si deve negare la Storia. Se si conosce la Storia si sa che la responsabilità dei campi di sterminio è stata dei nazisti, ms da olandese dico che ogni Paese sotto l’occupazione nazista ha avuto molti eroi, ma anche collaboratori con i nazisti occupanti – ha quindi aggiunto il primo vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans – Questa è la realtà che tutti dobbiamo affrontare”,
È intervenuto persino il portavoce del dipartimento di Stato americano Neather Nauert, secondo la quale la legge potrebbe nuocere alla libertà di parola e alle relazioni strategiche. Dure, come prevedibile, anche le reazioni che si sono levate in Israele. Il ministro israeliano Yoav Gallant l’ha definita “un caso di negazione della Shoah”.
“La memoria dei sei milioni di ebrei uccisi – ha detto su Twitter – è più forte di qualsiasi legge. Proteggeremo la loro memoria e faremo nostra la lezione: la capacità di difenderci da noi stessi”. La proposta polacca, per diventare operativa, deve essere ancora firmata dal capo di Stato Andrzej Duda.