Colpo al mandamento di Bagheria. I carabinieri hanno arrestato i nipoti del boss Giuseppe Scaduto, considerato capo del mandamento mafioso di Bagheria. Tra i fermati spicca il nome di Paolo Liga, accusato di avere organizzato le attività estorsive sul territorio.
Proprio Liga avrebbe avuto la funzione di tramite tra la mafia palermitana e la figura del boss Matteo Messina Denaro.
Sono sei provvedimenti di fermo di indiziato per altrettante persone accusate a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata ai danni di operatori economici. Tra i fermati, oltre allo stesso Liga, ci sono Salvatore Farina, Claudio e Riccardo De Lisi, Giuseppe Sanzone, Rosaria Maria Liga.
L’indagine denominata ‘Legame’ ha accertato l’appartenenza di alcuni degli arrestati a cosa nostra e di ricostruire estorsioni commesse da suoi.
Le indagini sono state supportate da servizi di osservazione, pedinamento e controllo e dal supporto dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Si tratta di personaggi che in passato avevano occupato ruoli apicali nel mandamento di Bagheria, e hanno permesso di accertare, secondo i carabinieri, l’appartenenza di alcuni degli arrestati di oggi alla famiglia mafiosa di Bagheria.
Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote di Scaduto ha partecipato attivamente alla raccolta illecita del denaro destinato, e al sovvenzionamento della latitanza del fratello Paolo Liga, che nel novembre 2015 si era sottratto alla cattura nell’ambito dell’operazione ‘Reset 2’.
Per il Colonnello dei Carabineri Antonio Di Stasio: “Dopo i recenti blitz (in Borgo Vecchio, Santa Maria di Gesù e nei quartieri di Resuttana e San Lorenzo), anche oggi è stata conseguita un’altra importante tappa nel lungo percorso di contrasto a cosa nostra e di affermazione della legalità”.
“Anche oggi – fa sapere in una nota – l’attività condotta dall’Arma dei Carabinieri riguarda il mandamento di Bagheria, dopo l’arresto del 30 ottobre 2017 del suo capo, Giuseppe Scaduto (quest’ultimo, così come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra)”.
“Oggi viene colpito quello che possiamo definire – continua – il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra. Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Biondino Giuseppe, noto figlio dell’autista e fiduciario del ‘capo dei capi’, è stato oggi assicurato alla giustizia anche Liga Paolo, nipote del citato capo mandamento di Bagheria.
E ancora una volta, l’odierna operazione: evidenzia come la pratica dell’estorsione continua a caratterizzare l’attività di cosa nostra palermitana e, seppure si registri una costante diminuzione della connessa remuneratività, resta comunque un processo parassitario di controllo delle famiglie mafiose sul territorio; inoltre – conclude -, mette in luce il crescente contributo di quei commercianti e imprenditori che trovano il coraggio di denunciare il pagamento del ‘pizzo'”.