Sono mezzo milione le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici. E’ il nuovo dato emerso dal primo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sulla sorveglianza dell’antibioticoresistenza. Ma a quanto sembra i dati reali sono molto più elevati: il rapporto infatti fa riferimento ai dati provenienti da 22 Paesi e nel computo non sono stati analizzati i casi di incidenza della tubercolosi.
Il primo rapporto dell’Oms
Secondo la stima dell’Oms la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più utilizzati variava tra i diversi paesi, addirittura da zero all’82%. Per esempio la resistenza alla penicillina, usata ormai da decenni per curare la polmonite, varia da zero al 51%. Il batterio dell’escherichia coli ha presentato una percentuale di resistenza alla ciprofloxacina che variava dall’’8% al 65%.
“Alcune delle infezioni più comuni del mondo e potenzialmente più pericolose, si stanno dimostrando resistenti ai farmaci – ha spiegato il direttore del Segretariato della resistenza antimicrobica dell’Oms, Marc Sprenger -. I patogeni non rispettano i confini nazionali. Ecco perché l’Oms sta incoraggiando tutti i Paesi a istituire buoni sistemi di sorveglianza per rilevare la resistenza ai farmaci in grado di fornire dati a questo sistema globale».
La situazione italiana
In Italia il batterio della klebsiella pneumoniae principale causa della polmonite batterica si è dimostrato resistente a tutti gli antibiotici utilizzati nella cura. La percentuale di resistenza di questo batterio è del 34%, una delle più in Europa insieme a Grecia e Romania.
Il Sistema di sorveglianza antimicrobica globale dell’Oms
Attualmente sono 52 i Paesi (25 ad alto reddito, 20 a medio reddito e 7 a basso reddito) iscritti al Sistema di sorveglianza antimicrobica globale dell’Oms. “Il rapporto è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell’entità della resistenza antimicrobica. La sorveglianza è agli inizi, – ha aggiunto Carmem Pessoa-Silva, coordinatrice del nuovo sistema di sorveglianza dell’Oms – ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare e affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale“.