Una recente proposta del leghista Matteo Salvini ha fatto parecchio riflettere. In un post su Facebook, il segretario della Lega ha infatti suggerito la riapertura delle cosidette case di tolleranza, anche dette più volgarmente bordelli. “Riapriamo le case chiuse – ha detto -. Fare l’amore fa bene, drogarsi no. Per questo sì a controllo dello Stato su prostituzione e no alla liberalizzazione”.
Chiuse subito dopo l’entrata in vigore della legge Merlin del 1958, che prese il nome dalla sua promotrice nonchè prima firmataria Lina Merlin, le case del piacere furono i luoghi destinati alle passioni più sregolate delle prostitute e dei loro clienti. Oggi queste donne sono costrette a lavorare sul ciglio della strada, costantemente in pericolo e in condizioni igieniche davvero precarie. Il tutto, ovviamente, in nero.
La proposta è dunque motivo di dibattito: le case chiuse dovrebbero tornare ad esistere? O è l’ennesimo modo da parte della politica di strumentalizzare una questione che sta molto cara agli italiani? I dati rilasciati dall’Istat dicono che ad oggi la spesa degli italiani nel settore della prostituzione si aggira intorno ai 4 miliardi di euro all’anno. Numeri da capogiro che dovrebbero aiutare a riflettere.
A Palermo la regolamentazione della prostituzione è un’idea che piace al 90% degli intervistati. “La riapertura delle case chiuse – risponde Enrico Savasta – garantirebbe più pulizia e decoro a questa città. Ed è giusto che anche le prostitute paghino le tasse”. “Una proposta stupenda – commenta Stefano Marioni -. Bisogna abbattere questi bigottismi, rendere questi posti dei luoghi di incontro”.
Ecco la nostra video-intervista
(riprese Valentina Grasso)