Per un momento, nel primo set della sfida di quarti di finale degli Australian Open tra Roger Federer e Tomas Berdych, sembrava che potesse interrompersi la striscia che dal Roland Garros 2004 vede almeno uno dei Fab Four (oltre allo svizzero, Nadal, Djokovic e Murray) in semifinale in ogni slam: il ceco era partito forte, approfittando di un rendimento pessimo del numero 2 del ranking con la seconda di servizio, per andare in vantaggio 5-2.
Nel giro di pochi minuti, però, Federer ha ritrovato fiducia, riportando il parziale in parità e aggiudicandosi il decisivo tiebreak, chiuso con una deliziosa palla corta. Da quel momento in poi, l’inerzia è girata totalmente dalla parte di Roger, che ha controllato senza troppi patemi chiudendo con 7-6 6-3 6-4 e guadagnandosi la possibilità di affrontare in semifinale il giovane Chung.
All’orizzonte, qualora battesse il coreano, il nativo di Basilea vede la trentesima finale in uno slam, con la possibilità di centrare il ventesimo major, il sesto sul cemento di Melbourne. Il campione delle Next Gen ATP Finals, però, sarà un cliente tutt’altro che comodo, e ha già dimostrato, contro Djokovic, di non tremare quando la palla scotta.