È durato soltanto 60 ore lo shutdown in Usa. Il presidente Donald Trump ha infatti firmato la misura approvata dal Congresso per mettere fine alla paralisi del governo, finanziando il governo fino all’8 febbraio.
Ma l’accordo spacca i democratici, con il leader della minoranza in Senato Chuck Schumer sommerso dalle critiche per un’intesa che non offre alcuna garanzia su una nuova legge sull’immigrazione.
L’accordo tra repubblicani e democratici, che ha permesso di porre fine allo shutdown, si basa sull’impegno a discutere il dossier sui ‘Dreamer’ prima dell’8 febbraio. Ma la fragilità dell’intesa, che tante critiche ha sollevato proprio in casa democratica, è stata ben riassunta ed esplicata da Trump che ha commentanto con un “faremo un accordo di lungo termine sull’immigrazione se e solo se sarà un bene per il nostro Paese”.
In queste sessanta ore ci sono state discussioni, accordi saltati, scaricabarile, che hanno portato i repubblicani, la Casa Bianca e il presidente Donald Trump in persona ad accusare l’opposizione di giocare con la vita dei militari, il destino dei dipendenti federali e delle loro famiglie, visto che la serrata ha fermato lavoro, servizi ed erogazioni di stipendi.
Da parte loro i democratici hanno puntato il dito contro il “presidente negoziatore”; al centro dell’accordo il destino di 700mila cittadini irregolari, i ‘Dreamer’, immigrati entrati illegalmente negli Usa da minori le cui sorti erano legate al DACA, il programma voluto da Barack Obama ma che Trump ha cancellato senza che vi fosse una alternativa.