I ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E’ quanto emerso da un ricerca di Oxfam. Secondo la ONG britannica il divario fra ricchi e poveri cresce sempre più e i dati riguardo anche l’Italia. Guardando alla stima mondiale, l’82% dell’incremento della ricchezza tra marzo 2016 e marzo 2017 è stata intascata soltanto dalla metà della popolazione ricca. L’altra metà povera, corrispondente a 3,7 miliardi di persone, non ne ha beneficiato in alcun modo. E’ stato calcolato che ogni due giorni si assiste alla nascita di un nuovo miliardario.
L’Oxfam ha reso pubblico il report alla vigilia del World Economic Forum di Davos al quale parteciperanno i maggiori rappresentanti politici ed economici. “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, è il titolo dato al report che ha considerato i dati elaborati dal Credit Suisse e che ha tenuto conto delle informazioni sui nuovi ricchi in Russia, Cina e India. “Un miliardario ogni due giorni non è sintomo di un’economia fiorente se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità”, ha affermato la presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino.
[blockquote]Anche la situazione italiana infatti è sintomo di un’economia che non accenna a migliorare: la ricchezza infatti è sempre nelle mani di pochi. La sezione italiana, in occasione delle prossime elezioni, ha inviato una lettera ai candidati premier ponendo l’accento sui possibili interventi che interessano fisco, lavoro, spesa pubblica. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è andato al 20% dei percettori di reddito più elevato.[/blockquote]
Per quanto attiene ai dati relativi al tasso di disoccupazione, nel 2016 l’Italia occupava il ventesimo posto su 28 paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile. Nell’ultimo rapporto Oxfam è stato evidenziato che il lavoro è sempre più sotto-retribuito e precario. “Basta pensare – spiega Maurizia Iachino – che oggi il 94% degli occupati nei processi produttivi delle maggiori 50 compagnie del mondo è costituito da persone “invisibili’ impiegate in lavori ad alta vulnerabilità senza adeguata protezione“.
La situazione si aggrava se si considera il lavoro delle donne. Sono infatti le lavoratrici ad accusare il divario retributivo del 23%, spiega Oxfam rilanciando l’allarme dell’Onu, ma anche le maggiori vessazioni. “In ogni parte del mondo abbiamo raccolto testimoniane di donne schiacciate dall’ingiustizia e dalla diseguaglianza. In Vietnam – racconta Maurizia Iachino – le lavoratrici del settore abbigliamento non vedono i loro figli per mesi, per via delle lunghissime giornate lavorative. Negli Usa abbiamo scoperto che alle lavoratrici dell’industria del pollame non era consentito andare in bagno ed era imposto di indossare i pannolini“.
Ma anche in Italia la situazione delle lavoratrici non è certo tra le più rosee. Nel 2016 le donne in Italia rappresentavano appena il 28,4% dei profili dirigenziali e, nel global gender gap del Wef, che misura i divari uomo-donna, l’Italia è solo all’82mo posto su 144 Paesi.