Gli italiani spendono ogni anno la cifra record di 19 miliardi di euro in attività illegali. L’ha reso noto l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che individua tre settori fondamentali: l’uso di sostanze stupefacenti (14,3 miliardi), la prostituzione (4 miliardi) e il contrabbando di sigarette (600 milioni di euro).
Si tratta di una dato in crescita se è vero che prima del 2015 erano 17,1 miliardi di euro spesi in attività illegali con un aumento percentuale di oltre 4 punti in 4 anni: [citation]”Lungi dall’esprimere alcun giudizio etico, è comunque deplorevole che gli italiani spendano per beni e servizi illegali più di un punto di Pil all’anno”[/citation], ha detto il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo.
“L’ingente giro d’affari che questa economia produce, costringe tutta la comunità a farsi carico di un costo sociale altrettanto elevato – continua Zabeo – Senza contare che il degrado urbano, l’insicurezza, il disagio sociale e i problemi di ordine pubblico provocati da queste attività hanno effetti molto negativi sulla qualità della vita dei cittadini e degli operatori economici che vivono e operano nelle zone interessate dalla presenza di queste manifestazioni criminali”.
I gruppi criminali hanno la necessità di “reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale”. “E il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2016 costituisce un segnale molto preoccupante. Tra l’altro, dal momento che negli ultimi 2 anni si registra una diminuzione delle segnalazioni archiviate, abbiamo il forte sospetto che l’aumento delle denunce registrato negli ultimi tempi evidenzi come questa parte dell’economia sia forse l’unica a non aver risentito della crisi”.
Visualizza Commenti
Ma la prostituzione in Italia è già tassata; questo ai sensi dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006, come chiarificato dalla Cassazione con le Sentenze n. 10578/2011, 18030/2013, 7206/2016, 15596/2016 e 22413/2016. Il Codice relativo è 96.09.09 “Altre attività di servizio per la persona non classificabili altrove”.
Cosa aspettano i sex workers ad aprire la partita IVA e pagare le tasse in merito, rilasciando la ricevuta fiscale ad ogni rispettivo cliente?