L’arte è vita e la vita è arte. Si potrebbe riassumere così la figura di Emilio Angelini, artista palermitano per scelta e per predestinazione. Dopo gli studi artistici e una “breve parentesi giornalistica”, come la definisce lui stesso, nonostante le difficoltà che può comportare il dedicarsi alla creatività in una società come quella attuale che predilige la velocità al godersi il momento di una riflessione maturata e la piacevolezza del racconto, ha capito che l’arte doveva essere abbracciata nella sua totalità senza alternative.
Angelini predilige la scultura che gli permette di plasmare la materia e imprimere in essa un’emozione nuova e un sentimento vivo: “Per me la materia è un oltre a quello che è immediatamente visibile e un universo da indagare. La materia, che sia la plastica, il legno, l’argilla – spiega Angelini illustrando la nascita del processo creativo – è evocativa”.
I materiali che predilige sono infatti quelli che gli permettono di ricevere nuovi spunti e di rivivere l’emozione “quasi infantile”, come lui stesso afferma, di approcciarsi a qualcosa di diverso su cui immaginare e da cui “ricavare un sentimento da restituire ai fruitori”. E’ infatti l’argilla, materiale atavico che deriva dalla terra, quello che gli dà maggiori possibilità di esprimersi in maniera profonda e completa e dalla quale trarre ciò di cui ha maggiormente bisogno. Per Emilio Angelini non si può parlare di uno stile costante ma di linguaggi diversi che si intrecciano fra di loro ma che si rifanno a un’unica matrice. “Il mio lavoro è assolutamente spontaneo e nasce dalla sensazione di quell’istante che può essere felice, – continua Angelini – divertente, triste, rabbioso, violento o polemico”.
All’Angelini ludico appartiene la serie delle Donne Totemiche, figure tribali e complesse nella loro semplice armonia di colori e volumi tondeggianti. Contaminazione di barocco architettonico e arte orientale che dà vita a figure cilindriche che culminano nel viso la cui espressività, ridotta al minimo, si fa portatrice di in un massimo comunicativo: “Dopo aver rifinito il corpo, il naso e gli occhi incido per ultimo il sorriso – fa notare lo scultore – perché secondo il mio sentire creativo quell’ultimo taglio nasconde molto di più di quello che lascia a vedere”. Secondo lo stesso principio alle diverse interpretazioni della Madonna che non c’è, nelle quali non ci sono corpi ma solo sinuosi drappeggi, “ho negato qualsiasi possibilità espressiva lasciando al fruitore la possibilità di immaginare e immaginarsi nel senso di maternità della Madonna che tiene in grembo il suo bambino”.
Simile, ma non uguale, al nucleo delle Donne Totemiche è la famiglia delle Monelle Pazze, donnine lussuriose, vanitose e stravaganti che sconvolgono l’atelier di allegria e che “rappresentano i caratteri di tutte le donne”, continua Angelini. Ma tra queste figure femminili un po’ pazzerelle ve n’è una che si distingue per polemica, la zia Pina: “Durante le festività natalizie – racconta Angelini, immaginando che le sue figure si nutrano di vera vita – la zia Pina, per gelosia delle sue giovani nipoti decide di ribellarsi mostrando anche lei le sue forme. Il carattere sprezzante della zia Pina, ex professoressa del Conservatorio – nell’immaginario di Angelini -, si ispira a quello della parente che si impiccia e deve dire sempre la sua e lo indico nel suo sorriso che, non è come nelle altre Monelle un dolce accenno, ma un accento di sfida”.
Con il mare Emilio Angelini vive un legame forte e inscindibile a cui ha dedicato sculture che prendono le forme, personalizzate, degli esseri che lo abitano. I pesci, le alghe, le sirene di questa sezione sono governati dal movimento dei materiali rilasciati dalla marea, quali rami e corde, sui quali schizza colore come fosse acqua che scivola sui corpi. Il così chiamato Pesce Pelagico è una metafora dell’uomo “che immagino in navigazione vinto dalle ferite alle quali non si arrende ma che continua nel suo percorso”. Questo è lo stesso sentimento di cui sono messaggere le Teste Trasfigurate a cui viene negata la parola “che si lacera e turba l’ambiente circostante destabilizzandolo”.
La ricerca estetica e filosofica di Angelini si completa con i Fossili Meccanici, intrecci verticali di circuiti e fili elettrici scolpiti nell’argilla, che rappresentato un arcaico futuro: “Immagino il digitale di oggi riscoperto come reperto nel futuro. Rappresentano – spiega Angelini dando la sua interpretazione della società attuale – la traccia umana arcaica che ci lasciamo alle spalle e che ha perso il contatto con la sensorialità. I Fossili Meccanici – conclude – sono il mio invito a tornare alle origini e a sporcarci le mani”.
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