La Sicilia ha ricordato il drammatico terremoto del Belice che 50 anni fa, con una magnitudo di 6,4, causò 300 morti, 100mila sfollati e la distruzione di interi centri abitati. Sergio Mattarella e i sindaci del territorio si sono recati al cratere a Partanna per una cerimonia che ricorderà le ferite, alcune delle quali ancora aperte.
“Le capacità dell’intero Paese di reagire alle calamità naturali – ha detto Mattarella, oggi in visita a Partanna, in provincia di Trapani – hanno rappresentato momento della verità, misura della coesione nazionale nel riconoscersi in un comune destino”. “In prima fila, allora come oggi, le istituzioni dello Stato e della Regione, ma sul terreno – ha detto – soprattutto i sindaci e le amministrazioni locali, le parrocchie, i volontari di tante realtà. Il nostro ringraziamento, rinnovato, va a quanti presero parte all’opera di soccorso, a quanti avviarono il processo di ripresa”.
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La ricostruzione dalle macerie di quel tremendo sisma non si è mai conclusa. Le autorità, però, hanno reso onore anche agli sforzi e agli obiettivi raggiunti incentivando quelli ancora da completare. Una fiaccolata ha chiuso le manifestazioni, ma per tutto il 2018 si terranno mostre, spettacoli, rappresentazioni teatrali e reading.
LA STORIA
La prima scossa si avvertì alle 13:28 del 14 gennaio, con gravi danni a Montevago, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale. Successivamente un secondo sisma si registrò alle 14:15: fu molto forte e sentito fino a Palermo, Trapani e Sciacca. Due ore e mezza più tardi, alle 16:48, una terza scossa causò danni gravi a Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice e Santa Ninfa.
Ma la furia distruttiva proseguì anche nella notte, alle 2:33 del 15 gennaio, quando una scossa molto violenta causò gravissimi danni e fu sentita fino a Pantelleria. Infine l’acme del terremoto, alle ore 3:01, che causò gli effetti più gravi. Dopo di questa se ne avvertirono altre, per un totale di 16 scosse.
Il dramma “architettonico”, invece, si consumò il 25 gennaio, alle 10.56, quando una forte scossa fece crollare i pochi muri ancora rimasti in piedi. Dopo questo ultimo episodio le autorità proibirono l’ingresso nelle rovine dei paesi di Gibellina, Montevago e Salaparuta.
Sul bilancio di questo terribile terremoto non tutti gli storici concordano. C’è chi parla di 231 morti e oltre 600 feriti, altri invece di 296 vittime. Infine ci sono fonti che riportano di 370 morti, 1000 feriti e 70.000 sfollati. Furono registrate strumentalmente 345 scosse. Nel periodo 14 gennaio – 1 settembre 1968 le scosse di magnitudo pari o superiore a 3 furono 81.