Potrebbe abbattersi una tegola sulla campagna elettorale di Silvio Berlusconi anche se nella tarda mattinata di oggi il procuratore Greco ha precisato che non si tratta di procedimento penale”. Secondo quanto riporta oggi ‘La Stampa’, ci sarebbe un’inchiesta che ipotizza una cessione della società a prezzo gonfiato e il successivo rientro di una “cifra sostanziosa”. Ipotizzato il reato di riciclaggio.
La stessa notizia compare sul Secolo XIX. La società rossonera è passata ad aprile 2017 dalle mani del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi all’imprenditore cinese Yonghong Li.
La notizia viene diffusa in piena campagna elettorale per l’ex presidente del Milan.
Secondo i quotidiani, la Procura di Milano avrebbe avviato l’indagine dopo aver constatato che la vendita del Milan era avvenuta ad un prezzo di almeno 300 milioni di euro (su 720) superiore al reale valore della società. Da lì erano partite una serie di verifiche per accertare il percorso dei flussi finanziari. Infine, “in gran segreto, nei giorni scorsi, i pm – scrive La Stampa – hanno avviato un’inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio”.
A coordinare l’inchiesta, il pm Fabio De Pasquale, lo stesso che in passato aveva indagato Berlusconi per la frode fiscale sui diritti tv ma che lo aveva anche difeso nella vicenda della scalata ostile di Vivendi a Mediaset. Voci sulla compravendita ne giravano da tempo – ricorda il quotidiano – tanto che l’estate scorsa l’avvocato Niccolò Ghedini aveva consegnato in procura “i documenti per attestare la regolare provenienza del denaro cinese”.
“Alla base dell’apertura dell’inchiesta avvenuta poche settimane fa – aggiunge – ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario”. “Da dove sia partita la svolta, al momento non è ancora chiaro – si precisa – . Una traccia, si deduce, che risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong“.