Nel 2017 sono 113 le donne che sono state assassinate. Un dato che, nella sua tragicità, non è del tutto negativo, secondo l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore di Sos Stalking, che ha analizzato i numeri sul femminicidio degli anni precedenti.
“C’e’ un dato rincuorante, sebbene non sufficiente per poter definire la situazione meno grave – ha affermato Puglisi – e cioè che rispetto ai due anni precedenti gli omicidi sono calati del 7%”. Nel 2016 furono 115 le vittime, nell’anno precedente 120, 117 nel 2014 e 120 nel 2013. Quasi tutte uccise dall’ex fidanzato o dal partner.
“Una strage che vede le donne indifese di fronte alla furia cieca dei loro partner o ex partner, incapaci di accettare la fine della relazione o la volontà della ex compagna di volersi ricostruire una vita al di fuori della coppia”, commenta l’associazione.
Molti vittime di stalking scelgono il silenzio, per mancanza di fiducia nei confronti dello Stato. “Si stima che su 3.466.000 vittime il 78% non abbia sporto querela, soprattutto per la sfiducia che viene riposta nelle Autorità che spesso tardano a fornire un primo aiuto”.
Il primato per omicidi commessi nel 2017 va tristemente alla Lombardia, con 19 donne assassinate, seguita da Emilia Romagna con 16, Veneto 13, Campania 12, Sardegna, Sicilia e Toscana 7 per ciascuna regione, Piemonte con 6, Lazio, Abruzzo e Puglia con 5, Liguria e Friuli 3, Trentino e Calabria con 2 e infine Marche con un omicidio.
Nel femminicidio la vittima non è mai soltanto una. Ci sono anche le vittime invisibili, ovvero i figli. In Italia ci sono circa 2000 orfani: “Ben 67 si sono aggiunti nel 2017 – conclude Puglisi – hanno un’età media compresa fra i 5 e i 14 anni e si troveranno a fronteggiare le conseguenze spesso irreparabili di tali delitti”.