A poco meno di due mesi dalle elezioni politiche, i big illustrano ovunque i propri programmi e nascono i primi ‘duelli’. Una delle ultime dispute riguarda il Jobs act; se vincerà le elezioni, Silvio Berlusconi le abolirà “perché è stata solo un’iniezione per i contratti provvisori. Su dieci contratti otto sono stati temporanei”.
Berlusconi ha anche osservato che, in special modo sull’occupazione giovanile, “si tratta di lavoro a termine. Il Jobs Act a gennaio finirà e si esaurirà la sua azione”, ha detto.
Immediata la replica del segretario Dem, Matteo Renzi, ‘padre’ del Jobs act che difende il suo operato. “Saranno contenti gli imprenditori del Nord-est, il mondo produttivo”.
“Vorrei vedere cosa ne pensano davvero gli imprenditori del fatto di tornare al mondo del lavoro del passato”.”Il Jobs act ha dato una spinta alla ripartenza, tuttavia non è sufficiente. Prima di noi la situazione era di vera emergenza: Berlusconi e la Lega ci hanno portato a un passo dalla bancarotta”, ha aggiunto Renzi.
“Non so – continua – come possa Berlusconi negare la realtà dei fatti. Non ho mai detto che è un pericolo per la democrazia ma dal 2008 al 2011 con il governo di Berlusconi e della Lega l’Italia ha vissuto una crisi devastante. Il milione di posti di lavoro promessi da lui, li abbiamo realizzati noi. Berlusconi alla prova del governo ha fallito”, ha ribadito.
E contrario all’abolizione lo è anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: “Sarebbe un grave errore”.