Tre milioni e mezzo i bambini, tra scuola dell’infanzia e primarie, sono rimasti a casa, oggi lunedì 8 gennaio prolungando così le vacanze natalizie. E’ l’effetto del primo sciopero dell’anno nel comparto scuola. Secondo le proiezioni del sindacato Anief si profila un record di adesioni all’iniziativa.
L’astensione dal lavoro, spiegano all’Anief, è stata organizzata in seguito alla discussa sentenza prenatalizia dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, che ha escluso dalle Graduatorie ad esaurimento i docenti con diploma magistrale, “condannandoli alla precarietà”.
Molti raggiungeranno con mezzi propri il ministero dell’Istruzione, per partecipare alla manifestazione indetta dall’Anief tra le 9 e le 13. Sono previsti, contemporaneamente, sit-in anche davanti gli uffici scolastici regionali di Torino, Milano, Bologna, Palermo, Cagliari, Catanzaro e Bari. Il sindacato chiede di confermare nei ruoli dello Stato i seimila neoassunti con riserva che hanno superato o stanno superando l’anno di prova e di assumere i 44mila colleghi inseriti con riserva nelle GaE (le graduatorie), i quali da molti anni insegnano ormai nelle nostre scuole.
“Tra poche ore – sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief-Cisal – le famiglie italiane si accorgeranno cosa vuol dire perdere il maestro del proprio figlio, dopo diversi anni, per colpa di una sentenza che non doveva neanche essere pronunciata, vista l’assenza di un conflitto di giudicato per una categoria, composta appunto dai docenti della scuola dell’infanzia e primaria, che è stato volutamente dimenticato dal governo e dal Parlamento, anche con l’esclusione dal piano straordinario di assunzioni come dal nuovo sistema di formazione e reclutamento”.
“Se un titolo è considerato abilitante e valido per partecipare ai concorsi, come tutte le altre abilitazioni conseguite entro il 2011, deve essere valido per inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento”, avverte ancora Pacifico, secondo cui “bisogna riaprire subito le graduatorie e permettere l’incontro fra domanda e offerta, per non permettere la moltiplicazione di quei corsi e ricorsi che lo stesso ministro Valeria Fedeli invita a evitare”.
Immagine di repertorio