Un’indagine condotta dal New York Times ha portato alla luce un nuovo fronte nello scandalo delle molestie sessuali che imperversa in tutti gli Usa. A finire nel calderone, questa volta, è “Vice“, la rivista fondata in Canada e divenuta il simbolo della generazione dei “millennial”.
Agli atti risultano infatti quattro patteggiamenti ottenuti dal colosso per aggirare le accuse di molestie rivolte contro dipendenti di Vice, incluso l’attuale presidente. E tra gli attori di questa battaglia giudiziaria ci sarebbe anche Martina Veltroni, figlia dell’ex segretario del Pd.
La Veltroni, ex dipendente di “Vice”, ha denunciato il suo capo di allora, Jason Mojica. Quest’ultimo si sarebbe vendicato ostacolandola nel lavoro al termine di una loro relazione. I legali della donna hanno affermato che la carriera della loro assistita era stata danneggiata. Moijca, nonostante l’opposizione, è stato licenziato “per non essere in linea con i valori” della società.
L’inchiesta comunque si è allargata a “una ventina di donne, fra 20 e 30 anni, che hanno denunciato molestie di dipendenti e vertici del gruppo”. “Baci non voluti, palpeggiamenti, commenti osceni e proposte per fare sesso“, scrive il NYT. Nello scandalo è finito anche l’attuale presidente Andrew Creighton, costretto a pagare nel 2016 135mila dollari a una ex dipendente.
“Abbiamo fallito come società nel creare un ambiente di lavoro sicuro e inclusivo dove tutti, soprattutto le donne, possano sentirsi rispettati” affermano i co-fondatori di “Vice”, Shane Smith e Suroosh Alvi. Oltre a Mojica, altri tre dipendenti sono stati licenziati. Riabilitare l’immagine del colosso sarà adesso un compito piuttosto arduo.