“Cosa Nostra siciliana e la ‘ndrangheta calabrese da tempo immemorabile e costantemente fino ai nostri giorni nutrono e coltivano un accentuato interesse nei confronti della massoneria“. Questo il pesante giudizio della presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, sul rapporto tra criminalità organizzata e massoneria: “Da parte delle associazioni massoniche si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia”.
Secondo la presidente Bindi “in diversi casi non viene coltivato dalle obbedienze il primario interesse alla impermeabilità dalle mafie e come spesso il preteso rispetto delle leggi da parte della massoneria si è rivelato più apparente che reale”. Dito puntato contro “la segretezza”, che permea “il mondo massonico (e quello mafioso)… il segreto costituisce il perno di alcune obbedienze”. Si parla esplicitamente di “un senso di riservatezza a dir poco esasperato”.
“C’è una sorta di supremazia riconosciuta alle leggi massoniche rispetto a quelle dello Stato”. “Peculiare appare il giuramento del Goi, il Grande oriente d’Italia, in cui l’affiliato è tenuto a osservare la Costituzione quasi si riservi un giudizio di legittimità costituzionale massonico sulle leggi che dunque non sono da rispettare sic et simpliciter ma solo se da essi ritenute conformi al dettato costituzionale”, si legge ancora.
Degli oltre 17 mila iscritti nelle obbedienze esaminate nelle regioni Sicilia e Calabria, inoltre, la gran parte, oltre 9 mila, insiste nelle logge calabresi; in Sicilia gli iscritti sono 7.819. Per uno su sei nominativi presenti negli elenchi (quasi 3 mila nomi) non è stato possibile procedere alla completa identificazione poiché mancavano dati anagrafici essenziali. Oltre mille di questi 3 mila soggetti sono risultati anagraficamente inesistenti, altri 1800 privi di generalità complete, altri 80 indicati con le sole iniziali.