Nei giorni del 14 e 15 dicembre i Capi di Stato e di Governo dei paesi UE si sono incontrati per discutere di politiche istituzionali, e non solo.
D’ora in avanti il 14 dicembre 2017 verrà ricordato per il lancio della PESCO (Permanent Structured Cooperation): la tanto attesa cooperazione militare europea che ha preso forma nel Novembre di quest’anno, quando 23 Ministri degli Esteri hanno sottoscritto il programma comune europeo nell’ambito della difesa e lo hanno consegnato all’Alto Rappresentante, Federica Mogherini, e al Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri.
Tra gli altri, i leader hanno discusso anche i temi dell’immigrazione, di politiche sociali, educative e culturali. Non si sono certo dimenticati di trattare, proprio in questa seduta, della questione palestinese, sulla quale il Presidente americano Trump ha da poco acceso un forte dibattito, formalizzando il loro favore alla soluzione dei ‘due stati’ con Gerusalemme capitale di entrambi.
La giornata del 15 dicembre è stata dedicata, invece, ai temi della Brexit e dell’Eurozona. Si apre così la ‘Fase 2’ della Brexit, definita ‘più esigente e più impegnativa della prima’ secondo il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. La notizia è stata accolta positivamente dal PM inglese, Theresa May, e dal suo segretario, David Davis che hanno twittato i ringraziamenti a Junker e allo stesso Tusk celebrando l’importanza di questo ‘passo’ per la Gran Bretagna e i suoi rapporti con l’UE. Gli incontri sul tema riprenderanno a marzo 2018. Per ora, ciò che è certo è che la Gran Bretagna non potrà fare parte del mercato unico, come ha dichiarato la Cancelliera Angela Merkel. Michel Barnier, negoziatore capo dell’Unione, presenterà alla Commissione la sua proposta sulle linee guida per la seconda fase delle negoziazioni già mercoledì e la valutazione della Presidenza del Consiglio è prevista per prima di Natale.
Abbandonata la scivolosa Brexit, i Capi di Stato e di Governo, nella composizione più ristretta dell’Euro Summit, hanno concluso il meeting trattando un altrettanto difficile questione, le riforme dell’Eurozona. Ormai è nota la posizione di Macron sulla proposta di un Ministro europeo delle finanze, un bilancio e un parlamento comuni per i paesi dell’area euro. Un’ambizione, quella del Presidente francese, che è ormai capace di dividere le forze politiche dell’Unione e di attenuare lo spettro dell’asse franco-tedesco. Angela Merkel, infatti, rimane scettica e timidamente rilancia con l’auspicio di una migliore governance economica e riforme per l’incremento della competitività, la promozione dell’innovazione e dell’economia digitale. Martin Schulz invece sembra accogliere positivamente l’ambiziosa proposta di Macron, mettendo sempre più in difficoltà la Cancelliera tedesca nel trovare punti di contatto per la formazione del nuovo governo.
Tusk ha incaricato gli stati di concordare entro giugno un percorso che porti ad un’intesa comune sulle future mosse. Le riforme richieste includono – oltre la possibilità di dare vita ad un Ministero delle Finanze dell’euro – il completamento delle regole bancarie sorte dopo la crisi e la creazione di un Fondo Monetario Europeo.
Se da un lato però vi è consenso sulla necessità di rafforzare la stabilità dell’area euro, le discordanze sembrano essere insormontabili. L’instabilità di Berlino non gioca a favore di questioni così delicate.