Quasi un italiano su tre è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo sostiene l’Istat nei suoi dati relativi al 2016 che evidenziano come la schiera delle persone in difficoltà (oltre 18 milioni) superi di 5.255.000 unità rispetto agli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020. L’Istituto di statistica evidenzia inoltre un peggioramento rispetto al 2015: la percentuale è passata infatti dal 28,7% al 30%.
“Aumentano sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%)”.
Si segnala inoltre una significativa e diffusa crescita “del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie”, che però si associa a “un aumento della disuguaglianza economica”. Nel 2015, in particolare, “la crescita del reddito è stata più intensa per la quinta parte più ricca della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata“.
“Nel 2015 il costo del lavoro risulta in media pari a 32mila euro annui“, sottolinea anche l’istituto. Il cuneo fiscale e contributivo è stato pari al 46% del costo del lavoro, in lieve calo rispetto agli anni precedenti (46,2% nel 2014, 46,7% nel 2012).