Negli ultimi giorni il governo australiano ha pubblicato un libro bianco sulla politica estera del Paese. Precedentemente altri due libri bianchi di questo tipo erano stati pubblicati dal governo laburista guidato da Julia Gillard nel 2012 e dal governo conservatore guidato da Howard nel 2003.
Il libro bianco del 2017 rappresenta una risposta ai rapidi cambiamenti negli equilibri di potere nella regione e alla sfida che questi pongono all’ordine regionale basato su regole condivise che ha garantito sicurezza e prosperità nell’indo-pacifico negli ultimi settant’anni.
È un testo che va a completare il libro bianco sulla difesa australiana,pubblicato nel 2016, che preannunciava un rapido riammodernamento delle forze armate australiane e l’acquisto dall’estero di numerosi sommergibili e navi da guerra.Vuole anche preparare l’opinione pubblica australiana ad un mondo più difficile rispetto a quello degli ultimi decenni, un mondo in cui stanno rinascendo rivalità fra grandi potenze e protezionismi e in cui la stabilita’ della regione asiatico-pacifica non può affatto essere data per garantita.
Nel libro si parla molto, al di la’ dell’ importanza fondamentale ancora accordata all’alleanza con gli Stati Uniti, di cooperazione con democrazie asiatiche quali India, Giappone, Corea del Sud ed Indonesia con cui l’Australia condivide molti interessi e valori. Per quanto riguarda l’ormai storica alleanza strategico-militare dell’Australia con gli Stati Uniti, formalizzata negli anni cinquanta del novecento con il trattato Anzus, nel libro bianco se ne riafferma ovviamente l’importanza partendo dalla constatazione che sia in ambito militare che nel soft power per il prossimo futuro gli americani continueranno a non avere rivali.
C’è però anche un ammonimento,rivolto probabilmente all’attuale inquilino della Casa Bianca, l’istrionico ed imprevedibile Donald Trump e alla sua politica estera ‘America First’: “E’ anche nell’interesse degli stessi Stati Uniti che continui ad esistere nell’asia-pacifico un ordine internazionale liberale e basato sulle regole, e ciò non potrà avvenire senza una forte leadership americana in Asia,sia in ambito militare che diplomatico ed economico”.
Passiamo alla grande potenza emergente della regione, la Repubblica Popolare Cinese. Nel libro bianco si parla di Cina in maniera molto prudente,cosa che riflette le complesse sfide poste all’Australia dall’ascesa economica e diplomatico-militare di Pechino. Si riconosce la centralità dei rapporti commerciali con la Cina per l’economia australiana e si promette un forte impegno da parte del governo di Canberra a mantenere una buona relazione bilaterale con Pechino.
Allo stesso tempo il documento non ignora i grandi problemi posti all’Australia dall’aumento della potenza cinese nella regione: oltre alla crescente capacità di Pechino di influenzare la politica interna australiana,si citano anche le gravi divergenze fra i due paesi su democrazia e diritti umani,e il comportamento spesso aggressivo della marina militare cinese nel Mar Cinese Meridionale. Questo libro bianco sulla politica estera australiana sara’ letto attentamente a Pechino, Tokyo e Jakarta. Chissà se anche Donald Trump,reduce da un viaggio in Asia in cui per molti aspetti e’ stato eclissato dal leader cinese Xi Jinping, vorrà dargli un’occhiata tra un tweet e un altro.