Il capo dei capi di cosa nostra, Totò Riina, sarà sepolto al cimitero di Corleone (Palermo). Prima però dovrà essere effettuata l’autopsia sul corpo del boss mafioso morto ieri all’ospedale di Parma. Successivamente è prevista la visita dei familiari ed il probabile nulla-osta della Procura alla sepoltura.
Sul decesso è stato intanto aperto un fascicolo per omicidio colposo, escamotage evidente per consentire gli accertamenti medico-legali. “La morte di Riina non è la morte della mafia, che è cambiata, ma c’è”. Così Marco Minniti, ministro dell’Interno, nel corso di un’intervista concessa a ‘La Repubblica’.
Minniti lancia quindi un appello ai partiti per un “patto di civiltà”: “Le mafie votano e fanno votare. In nome della democrazia tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie”. Su Riina Minniti ribadisce “l’atteggiamento dello Stato, che non gioisce perché esprime una normale pietà civile verso un morto”.
Al contempo, però, lo Stato “non perdona perché non dimentica cosa ha rappresentato quel morto nella nostra storia”. Sui molti segreti, il ministro specifica di non voler commentare indagini in corso come quella sulla trattativa Stato-mafia ma “un grande Paese non deve mai rinunciare alla ricostruzione della propria storia. Non c’è democrazia senza verità“.
Ora, per Minniti bisogna insistere per sconfiggere “per sempre” la mafia e “questa guerra si vince con il concorso di tre ‘eserciti’. Il primo è lo Stato” che deve ricercare i latitanti, “è essenziale arrestare Matteo Messina Denaro”, attaccare i capitali mafiosi e controllare il territorio. Il secondo esercito sono i cittadini: “senza partecipazione popolare questa guerra non si vince” e il terzo “il più importante, è la politica che deve rifiutare il voto delle mafie“.