Pubblichiamo di seguito il contenuto di una lettera scritta da Pino Martinez, componente del Comitato Intercondominiale di Brancaccio e grande amico di Padre Pino Puglisi, prete ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, giorno del suo compleanno.
“I cittadini del Comitato Intercondominiale sono stati stretti collaboratori di padre Puglisi a Brancaccio nel campo dell’impegno sociale per la realizzazione dei servizi primari nel territorio e per affermare gli alti valori per i quali avevano consapevolmente dato la vita tantissimi uomini dello Stato, e non, per contrastare concretamente la mafia. Un sodalizio, quello composto da padre Puglisi-Comitato Intercondominiale, nel quale si è lasciato coinvolgere lo stesso parroco e ciò è ampiamente dimostrato da numerosi documenti. C’è da chiedersi perché padre Puglisi si sia lasciato coinvolgere in questa meravigliosa esperienza comunitaria.
Recentemente, ho creato questa pagina Facebook per divulgare il mio book dal titolo “Un Martire dell’Amore per le vie di Brancaccio con don Puglisi”, gratuito e scaricabile da internet a questo indirizzo. I likes ottenuti sulla pagina sino ad oggi sono 232 e non posso che esserne contento. Però c’è un fatto che colpisce: scoprire che il libro di Salvo Riina, figlio del capo della mafia Totò u curtu, ha raccolto oltre 2300 “Mi piace”, che a quanto pare aumentano ogni giorno di più e contengono commenti, per la stragrande maggioranza, che dimostrano affetto e molta vicinanza nei confronti del figlio del boss.
Questo forte scarto numerico fa capire che qualcosa non funziona in termini di affermazione della cultura della legalità. E sono tanti gli esempi che lo dimostrano: un cantante palermitano di un genere molto seguito soprattutto nei quartieri disagiati, disgregati e di periferia che ha un successo notevole con video che contiene evidenti messaggi mafiosi; oppure il mafioso uscito dal carcere e festeggiato la sera dell’arrivo nella sua casa di Palermo nei pressi di Corso dei Mille con i botti bloccando il traffico; sentire affermare in dialetto siciliano nel corso di una recente testimonianza resa da ragazzini in un centro di recupero scolastico che “hanno fatto bene a fare saltare in aria Falcone”.
Questi esempi sono la punta dell’iceberg che ci dovrebbe fare riflettere profondamente sul problema della lotta concreta alla mafia. L’auspicio è che leggiate il mio book, che contiene fatti assolutamente inediti e documentati e che, se approfonditi, ritengo siano elementi che possano servire come riferimento per aiutare la nostra società civile a crescere. Altrimenti non si capirebbe la violenta reazione della mafia nei confronti di tre componenti del Comitato Intercondominiale, ai quali nella notte del 29 giugno 1993 i killer della mafia bruciarono le porte d’ingresso di casa,e nei confronti di Padre Puglisi, che poco tempo dopo fu ucciso. Un’attività condivisa che ha dato un senso alto al sentimento dell’amicizia valorizzandola sino al dono della vita”.